(APCom) Raccomandato l’assunzione per ridurre cancro a seno e intestino. Alzare il livello della vitamina D nell’organismo potrebbe ridurre di un quarto l’incidenza del tumore al seno, e di un terzo quella del tumore all’intestino. E’ il risultato di una ricerca pubblicata sul periodico specializzato Annals of Epidemiology, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico The Independent. Gli scienziati hanno raccomandato alle autorità sanitarie di promuovere campagne per favorire l’assunzione di vitamina D, come fattore protettivo contro i tumori. La vitamina D è prodotta nell’organismo dall’azione dei raggi solari sulla pelle, ma si trova anche in una serie di alimenti, in particolare pesce, uova, latticini. Ne è particolarmente ricco l’olio di fegato di merluzzo (proprio il “ricostituente” dei nostri nonni).

(Le Scienze) Secondo un nuovo modello, senza un adeguato livello di vitamina D le cellule possono perdere la loro adesività insieme con la loro identità di cellule differenziate.

Nello studio degli effetti preventivi della vitamina D, i ricercatori del Moores Cancer Center dell’Università della California a San Diego, hanno proposto un nuovo modello di sviluppo del cancro che si basa sulla perdita della capacità da parte delle cellule cancerose di legarsi le une alle altre.


Tale modello, denominato DINOMIT, differisce in modo sostanziale da quello attualmente più accreditato, secondo cui l’origine prima delle neoplasie sarebbe una mutazione genetica.

“Il primo evento nel tumore è la perdita di comunicazione tra le cellule dovuta, tra le altre cose, a bassi livelli di vitamina D e di calcio”, ha spiegato l’epidemiologo Cedric Garland, docente di medicina preventiva e di famiglia della School of Medicine dell’UC San Diego, che ha guidato lo studio. “In questo nuovo modello, proponiamo che tale perdita possa rivestire un ruolo nell’insorgenza del cancro per effetto di un disturbo nella comunicazione tra cellule che è essenziale per il ricambio delle cellule sane, permettendo alle forme di cancro più aggressive di svilupparsi.”

Secondo quanto riferito sull’ultimo numero della rivista “Annals of Epidemiology”, il modello di Garland prevede che questa mancata comunicazione potrebbe rendere conto degli stadi primordiali di molti tumori.

Precedenti studi hanno collegato la vitamina D ad alcune neoplasie: tale legame è stato testato in più di 200 studi epidemiologici e le sue basi fisiopatologiche sono state analizzate in circa 2500 ricerche di laboratorio.

Secondo Garland, altri ricercatori hanno trovato che le cellule aderiscono le une alle altre nei tessuti con adeguati livelli di vitamina D, comportandosi come cellule epiteliali mature. Senza un adeguato livello di vitamina D, esse possono perdere la loro adesività insieme con la loro identità di cellule differenziate e ritornare a uno stato simile a quello delle staminali.

I ricercatori sostengono inoltre che la dieta e l’integrazione possono ristabilire gli appropriati livelli della sostanza e con ciò probabilmente anche prevenire lo sviluppo di neoplasie. “I livelli di vitamina D possono essere incrementati con una modesta supplementazione con vitamina D3 in quantità intorno a 2000 UI al giorno,” ha sottolineato Garland.

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