Dopo l’infarto: la mancata riabilitazione cardiologica e la mortalità

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INFARTO, DOPO RICOVERO MORTALITA’ SALE AL 10%
– Roma, 27 giu. – Per chi ha subito un infarto, i primi due mesi dopo l’ospedale sono il momento peggiore. Durante il ricovero, infatti, la mortalita’ e’ in costante diminuzione e non supera il 7-8 per cento; tornati a casa, pero’, il 10 per cento dei 25.000 pazienti ad alto rischio che sopravvivono a un infarto non ce la fa: lo rivelano gli esperti riuniti a Roma il 26 e 27 giugno per il “Forum Interattivo di Cardiologia”, interamente dedicato alla gestione del paziente cardiologico ad alto rischio.

L’allarme arriva dalla valutazione dei dati dei circa 100mila casi di infarto che si verificano ogni anno nel nostro Paese, secondo cui la mortalita’ durante i primi 60 giorni fuori dall’ospedale e’ in continuo aumento: nella popolazione generale dei pazienti sopravvissuti all’attacco cardiaco si attesta attorno al 4 per cento, ma nei casi ad alto rischio supera il 10 per cento.

“Negli ultimi anni, grazie all’introduzione delle unita’ coronariche e alla realizzazione di reti ospedaliere in grado di assicurare livelli di assistenza omogenei anche in realta’ territoriali diverse, la mortalita’ per infarto durante il ricovero in ospedale ha continuato a scendere – spiega Alessandro Boccanelli, coordinatore del Forum e Direttore del Dipartimento per le Malattie dell’Apparato Cardiocircolatorio dell’Ospedale S.Giovanni – Addolorata di Roma – Oggi c’e’ la pericolosa tendenza, gia’ attuata in diverse realta’ regionali, a passare ad un’assistenza organizzata secondo intensita’ di cura, con posti letto accomunati solo dal livello di gravita’ invece che dal tipo di malattia.

Cio’ non tiene conto della continuita’ delle cure che solo la disciplina specialistica puo’ fornire, tenendo il paziente per mano attraverso il tunnel della sua malattia. Questo potrebbe mettere a rischio l’efficacia del sistema. Il timore dei cardiologi e’ che con accorpamenti semplicistici le competenze e le conoscenze del personale delle UTIC, formato ed esperto nella gestione delle emergenze cardiologiche, vadano disperse con risultati negativi sul contenimento della mortalita’ ospedaliera e post-ospedaliera.

L’incremento rilevante della mortalita’ dopo la dimissione dall’ospedale si puo’ spiegare soprattutto con la mancata riorganizzazione dell’assistenza e della fase di riabilitazione cardiologica”. Oggi il percorso riabilitativo viene intrapreso da non piu’ di due terzi dei pazienti e i Centri in grado di offrirla sono 190, per un totale di 3000 posti letto concentrati soprattutto al Nord. Il 55 per cento dei pazienti in riabilitazione ha subito un’operazione al cuore, meno del 10 per cento vi arriva dopo un infarto.

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