Ischemia cerebrale: studio italiano predice il recupero motorio

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ischemia cerebrale

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Un test predice la possibilita’ di recupero motorio dopo un’ischemia cerebrale: il risultato frutto di una ricerca di team di neurologi dell’Universita’ Cattolica di Roma pubblicato online su ‘Cerebral Cortex’ e’ presentato oggi al Congresso nazionale sullo Stroke a Torino. “Le informazioni fornite dallo studio hanno non solo una rilevanza prognostica in fase precoce, ma possono rappresentare uno strumento utile per misurare gli effetti di nuove strategie di trattamento farmacologico-riabilitativo per l’ictus”, sostiene il neurologo Vincenzo Di Lazzaro che ha guidato il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Neuroscienze dell’Universita’ Cattolica-Policlinico Gemelli, autori dello studio.
E’ possibile dunque oggi prevedere fin dai primi giorni dopo l’esordio della malattia il recupero motorio tramite un test in grado di predire precocemente il recupero della funzione motoria dopo ischemia cerebrale, misurando la capacita’ del cervello di modificarsi in risposta a stimoli esterni. Nello studio pazienti affetti da ischemia cerebrale sono stati sottoposti a test neurofisiologico in grado di valutare la plasticita’ del cervello, caratteristica alla base dei fenomeni di memoria, apprendimento e di recupero dopo una lesione cerebrale. Si tratta di un test indolore e non invasivo, che si esegue valutando le modificazioni di eccitabilita’ della corteccia cerebrale motoria indotte da una stimolazione magnetica ripetitiva ad alta frequenza della stessa area cerebrale. Tali modificazioni di eccitabilita’ rappresentano una misura della plasticita’ del cervello. I ricercatori hanno applicato questo test a 17 pazienti affetti da ischemia cerebrale nei primissimi giorni dopo la comparsa dei sintomi. I risultati dello studio hanno dimostrato che, quanto maggiore e’ l’incremento di eccitabilita’ indotto dalla stimolazione sull’emisfero cerebrale colpito dall’ischemia, tanto maggiore sara’ il recupero motorio, misurato con una scala di invalidita’, a sei mesi di distanza dall’ictus. Pertanto le modificazioni di eccitabilita’ osservate in fase acuta sembrano rappresentare un indice affidabile del potenziale di recupero del cervello colpito da ischemia cerebrale. Secondo i ricercatori, infatti, “tale test neurofisiologico potrebbe essere utile per valutare l’impatto di trattamenti farmacologici o riabilitativi sulla plasticita’ cerebrale e pertanto sui meccanismi che portano al recupero. Inoltre, la conoscenza di tali meccanismi apre interessanti prospettive terapeutiche basate sulle stesse tecniche di stimolazione cerebrale transcranica, utilizzate in associazione con la riabilitazione, con l’obiettivo di incrementare il recupero della funzione lesa”.

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