ICTUS: studi americani rivelano come l’eta’ media di insorgenza si e’ abbassata

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In poco più di un decennio l’età media delle persone colpite da ictus si è abbassata di tre anni, passando dai 71,3 anni del 1993 ai 68,4 del 2005. Non solo, l’ictus sia diventato notevolmente più frequente nella classe di età tra i 20 e i 45 anni. La segnalazione viene da uno studio presentato nel corso dell’International Stroke Conference 2010, organizzata dall’American Stroke Association.
La ricerca è stata effettuata su pazienti dell’Ohio e del Kentucky, dei quali sono stati presi in esame i ricoveri tra il 1993 e il ’95, quelli del ’99 e quelli del 2005. Nel primo caso l’età media di insorgenza dell’ictus era di 71,3 anni, nel secondo era scesa a 70,9, mentre nel 2005 era 68,4. Nello stesso periodo di tempo la percentuale di persone tra i 20 e i 45 anni andata incontro a un ictus è passata dal 4,5% del 1993 al 7,3% del 2005. «Ciò che è veramente preoccupante – ha commentato Brett M. Kissela dell’Università di Cincinnati e primo firmatario della ricerca – è la proporzione di pazienti con un’età inferiore ai 45 anni. Cresce sia il loro numero in termini assoluti che in termini relativi».

PERCHE’- Benché l’indagine sia stata realizzata su un campione geografico piuttosto ristretto, il team è convinto che il trend sia analogo in tutta la nazione, vista l’alta prevalenza di fattori di rischio come obesità e diabete nel resto degli Stati Uniti. Del resto sarebbero proprio i fattori di rischio a giocare un ruolo importante nell’anticipazione del fenomeno. «Come medici abbiamo il dovere di tenere sotto controllo questi potenti fattori di rischio già nelle persone giovani – ha commentato Kissela -. L’ictus è un evento devastante, in grado di cambiare la vita. E può colpire le persone giovani. Speriamo vivamente che questi dati siano utili ad alzare la guardia».

«Il trend verso un abbassamento dell’età di insorgenza dell’ictus è rilevabile anche nel nostro Paese, anche se non sono disponibili dati specifici – riferisce Giuseppe Miceli, direttore del Dipartimento di neurologia d’urgenza dell’Istituto C. Mondino-Irccs di Pavia -. Indubbiamente abbiamo a che fare più spesso con pazienti sotto i 45 anni, ma sono tanti anche i pazienti geriatrici come conseguenza dell’allungamento dell’aspettativa di vita. L’anticipazione del fenomeno ictus può avere diverse spiegazioni. Da una parte oggi siamo più attenti sul fronte della diagnosi per cui individuiamo più casi, e prima, che in passato. Dall’altro è evidente un’anticipazione dei fattori di rischio: si diventa ipertesi prima, aumentano l’obesità giovanile e i casi di diabete. In particolare l’ambiente più competitivo e stressante non giova per nulla alla pressione, spesso il primo imputato negli ictus che si verificano in giovane età. In questi casi, infatti, l’ictus è spesso lacunare, cioè dovuto a piccole ischemie, di piccole dimensioni conseguenza dell’ipertensione arteriosa». Il messaggio è chiaro: se si è giovani non bisogna sentirsi immuni dall’ictus, ma piuttosto adoperarsi per evitarlo. Come? Innanzitutto tenendo sotto controllo la pressione e con uno stile di vita salutare.

Corriere.it

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