Emulare strategia di un batterio per combattere infezioni fungine

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Pseudomonas aeruginosa
Pseudomonas aeruginosa
pseudomonas aeruginosa

Secondo gli autori dello studio, sfruttando la stessa strategia d’inibizione del batterio Pseudomonas aeruginosa si potrebbero progettare farmaci antimicrobici efficaci contro la formazione di biofilm sui presidi medici.
Un batterio patogeno è in grado di comunicare con un lievito e di bloccare lo sviluppo di infezioni resistenti alle infezioni: è questa la sorprendente conclusione di uno studio svoltosi presso lo University College Cork, in Irlanda e pubblicato sul numero di maggio della rivista Microbiology.

I ricercatori sono partiti dallo studio del batterio Pseudomonas aeruginosa, che spesso colpisce gli ustionati gravi, e il lievito Candida albicans, che può contaminare superfici plastiche come per esempio quelle dei cateteri in ambiente ospedaliero. Entrambi i patogeni sono molto comuni e sebbene siano praticamente innocui per i soggetti sani, possono causare una patologia in individui immunodepressi.

Il gruppo ha scoperto in particolare che le molecole prodotte da P. aeruginosa sono in grado di inibire lo sviluppo di biofilm di C. albicans su silicone, che si formano quando molte cellule di lievito si aggregano sulla superficie di una plastica e che sono molto spesso resistenti agli antibiotici comunemente utilizzati contro di essi. Il risultato, che potrebbe portare alla messa a punto di nuove strategie per la prevenzione di infezioni nosocomiali associate ai presidi medici, un problema di grande importanza in molte strutture sanitarie e nelle case di riposo, non dipende tuttavia dal ben noto sistema di comunicazione tra batteri chiamato Quorum Sensing, ma da un nuovo meccanismo di segnalazione.

“Se si riuscisse a sfruttare la stessa strategia d’inibizione del batterio P. aeruginosa saremmo in grado potenzialmente di progettare farmaci antimicrobici efficaci contro la formazione di biofilm sui presidi medici”, ha spiegato John Morrissey, che ha guidato il gruppo di ricerca. “I prossimi passi serviranno a identificare il composto chimico prodotto dal batterio e a comprendere in che modo il lievito ne è influenzato”.

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