Ricostruzione mammaria come intervento post-oncologico: quante donne la conoscono?

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Solo il 10% delle donne che hanno subito un intervento post oncologico al seno è al corrente dei diversi metodi di ricostruzione mammaria, il restante 90% ignora la possibilità di evitare le protesi. E’ quanto emerso dalle interviste effettuate su 52 donne, fra i 38 e i 56 anni d’età, all’Open Day sulla ricostruzione mammaria post oncologica organizzato a Torino da Michele Zocchi, chirurgo plastico ed estetico, insieme ad un team di esperti. Alla domanda su come fossero venute a conoscenza dei tipi di intervento esistenti, il 65% delle intervistate ha risposto tramite riviste di settore, il 25% attraverso internet e il 10% tramite passaparola.

“Nella maggior parte dei casi – sottolinea Zocchi in una nota – la ricostruzione mammaria post oncologica comporta molteplici interventi invasivi e molto spesso la necessità dell’utilizzo di espansori cutanei e di protesi di silicone. Altre tecniche ricostruttive – aggiunge – prevedono invece l’utilizzo di grandi lembi di tessuto prelevati in altre zone del corpo: interventi molto invasivi che lasciano cicatrici importanti”.

Ma sembrano esserci anche altre strade. “In alternativa a queste tecniche tradizionali – spiega Zocchi – possiamo oggi avvalerci di metodologie molto più innovative che permettono di ricostituire la forma e il volume di un seno devastato dalla chirurgia demolitiva oncologica mediante l’innesto di tessuto adiposo prelevato dalla stessa paziente con cicatrici minime (2 o 3 millimetri) nascoste in pliche cutanee”. Nuove tecniche, poco conosciute. “Ritengo giusto e doveroso – afferma l’esperto – che una paziente venga informata di tutte le più moderne possibilità di intervento sul proprio corpo in modo da poter prendere le proprie decisioni alla luce di una informazione completa e attuale. Questo – conclude Zocchi – è lo spirito che ci ha animato nell’organizzazione di questo primo Open Day e che ci ha spinto a volerne organizzare altri in diverse città”

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