Il meccanismo degli antidepressivi: conoscere la loro cinetica potrebbe migliorare cure future

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Ricercatori finanziati dall’UE dell’Istituto di psichiatria del King’s College di Londra, nel Regno Unito, hanno scoperto per la prima volta in un modello umano come gli antidepressivi creano nuove cellule cerebrali, il che significa che i ricercatori possono adesso sviluppare farmaci migliori e più efficaci per combattere la depressione.

Lo studio è stato condotto come parte del progetto MOODINFLAME, finanziato nell’ambito dell’area tematica “Salute” del Settimo programma quadro (7° PQ).

Sebbene studi precedenti avessero mostrato che gli antidepressivi producono nuove cellule cerebrali, fino a questo momento non si sapeva come ciò avvenisse.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, mostra che gli antidepressivi regolano la proteina recettore dei glucocorticoidi (GR) – un’importantissima proteina coinvolta nella reazione allo stress. Lo studio mostra inoltre che tutti i tipi di antidepressivi dipendono dalla GR per creare nuove cellule poiché essa attiva geni particolari che trasformano immature cellule “staminali” in cellule “cerebrali” adulte.

L’autore principale dello studio, Christoph Anacker, ha detto: “Per la prima volta in un modello clinicamente rilevante, siamo stati in grado di mostrare che gli antidepressivi producono più cellule staminali e accelerano inoltre il loro sviluppo in cellule cerebrali adulte. Inoltre dimostriamo per la prima volta che gli ormoni dello stress, che sono generalmente molto alti nei soggetti depressi, mostrano l’effetto contrario. Aumentando il numero delle cellule neonate nel cervello umano adulto, gli antidepressivi contrastano gli effetti nocivi degli ormoni dello stress e possono superare le anormalità del cervello che possono causare cattivo umore e un indebolimento della memoria nella depressione.

Questa ricerca è la più recente di una serie di progetti sul ruolo della GR nella depressione condotti presso il Laboratorio dello stress, la psichiatria e l’immunologia (SPI-lab) del King’s College di Londra. Per questa ricerca, il team ha usato cellule staminali ippocampali umane (la fonte di nuove cellule nel cervello umano) per testare in laboratorio che tipo di effetto antidepressivo hanno sulle cellule del cervello.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la depressione colpisce circa 121 milioni di persone in tutto il mondo ed è una delle principali cause di disabilità. Meno del 25% delle persone che soffrono di depressione hanno accesso a cure efficaci.

Studi recenti hanno dimostrato che i soggetti depressi mostrano una riduzione di un processo chiamato “neurogenesi”, il che significa che lo sviluppo di nuove cellule cerebrali si riduce. Una ridotta neurogenesi può contribuire ai debilitanti sintomi psicologici della depressione, come il cattivo umore e l’indebolimento della memoria.

Considerato che ben la metà di tutti i pazienti non riescono a combattere la depressione con le cure attualmente disponibili, è imperativo che vengano sviluppate nuove cure antidepressive efficaci. Sebbene questo rimanga una sfida, identificare nuovi meccanismi da trattare è un passo nella giusta direzione.

MOODINFLAME è un progetto medico-scientifico su larga scala con un consorzio di 18 partner provenienti da Belgio, Bulgaria, Germania, Irlanda, Francia, Italia, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Regno Unito.

Gli obiettivi principali sono sviluppare test del sangue e scansioni del cervello per identificare infiammazioni croniche lievi in pazienti affetti da disturbi dell’umore e soggetti che sono a rischio di soffrire di un grave disturbo dell’umore (bambini) e curare i pazienti e i soggetti a rischio di un grave disturbo dell’umore con farmaci antinfiammatori.

Il progetto esaminerà anche modelli animali (topi e ratti speciali) di disturbi dell’umore gravi, cioè animali con un’infiammazione del cervello di basso grado e studierà tutti i meccanismi anormali nel cervello approfonditamente prima di testare diverse possibilità di correzione con i farmaci.

Christoph Anacker dice: “Dopo aver identificato il recettore dei glucorticoidi come elemento chiave per la formazione di nuove cellule del cervello, saremo adesso in grado di usare questo nuovo sistema di cellule staminali per creare modelli di malattie psichiatriche in laboratorio, testare nuovi componenti e sviluppare farmaci antidepressivi molto più efficaci e mirati. Prima però è importante che gli studi futuri esaminino tutti i possibili effetti che l’aumento della neurogenesi ha sul comportamento degli esseri umani.

Per maggiori informazioni, visitare:

King’s College London:
http://www.kcl.ac.uk/index.aspx

MOODINFLAME:
http://moodinflame.eu/

 

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