Fondazione Veronesi: tumori, gli otto campanelli d’allarme

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In un caso su 20 segnalano la presenza di un cancro e devono spingere a parlare con il medico.

MILANO – È stata stilata da un gruppo di ricerca inglese la lista degli otto sintomi che più di altri possono segnalare la presenza di un tumore, in assenza di altre spiegazioni plausibili. Si tratta di:

  • – sangue nelle urine,
  • – anemia,
  • – sangue dal retto,
  • – tosse con perdita di sangue,
  • – un nodulo al seno,
  • – deglutizione difficoltosa,
  • – sanguinamenti in post-menopausa
  • – risultato anomalo di un esame prostatico.

Sono evenienze tutt’altro che rare e indicano perlopiù problemi non necessariamente oncologici, però, secondo quanto appurato dagli autori, almeno in un caso su 20 si rivelano essere sintomi di un cancro e sono un fondato motivo per rivolgersi subito a un medico e fare al più presto esami chiarificatori.

LO STUDIO – Gli autori dell’analisi sono ricercatori della Keele University e i loro risultati sono apparsi sulla rivista dei medici di medicina generale britannici (il British Journal of General Practice). Per arrivare a identificare le otto «sentinelle» (red flag, bandierine rosse) hanno esaminato 25 studi internazionali, setacciando fra i molteplici sintomi oncologici quelli che più spesso si dimostravano rivelatori di un cancro. Fra tutti, hanno isolato quelli che danno una o più possibilità su 20 di essere segnale di un tumore, specificando anche per quali tipologie di pazienti e per quali fasce d’età il rischio è più o meno verosimile.

ETÀ DIVERSE, PROFILI DIVERSI – Per i più giovani, al di sotto dei 55 anni, due sono le anomalie che rientrano nella categoria “allarme rosso”: un nodulo o una massa alla mammella e l’esito di un esame rettale della prostata. Per i maschi al di là dei 55 anni, particolare attenzione meritano i problemi a deglutire, che possono rivelare un tumore dell’esofago, mentre per le donne sopra i 60 è il sangue nelle urine a richiedere con urgenza accertamenti per la vescica. Allo stesso modo, spiegano in un editoriale sulla rivista, uno stato di forte anemia in un sessantenne può essere il primo segno di un tumore intestinale, mentre è ben più improbabile che lo sia in una ventenne.

I SINTOMI? «SONO BEN DI PIÙ» – Il Royal College of General Practitioners ha commentato positivamente il lavoro, «che rafforza la necessità di incoraggiare i pazienti a rivolgersi tempestivamente al medico di famiglia». Al contempo, però, Cancer Research UK, una delle più attive organizzazioni anticancro britanniche, avverte: «Quelli evidenziati dallo studio sono già conosciuti come importanti potenziali segni di cancro, ma ci sono oltre 200 forme di tumore, che provocano altrettanti diversi sintomi. Quindi, qualsiasi cambiamento insolito o persistente nel vostro corpo merita di essere controllato».

DA NON DIMENTICARE GLI SCREENING – «Questi segnali non devono gettare nel panico, perché l’eventualità di essere di fronte a una malattia oncologica resta ridotta, ma devono spingere a parlare con il proprio curante al più presto, per arrivare precocemente a una eventuale diagnosi e poter affrontare al meglio una eventuale malattia» ha commentato Fiorenzo Corti, responsabile della comunicazione della Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia) . Allo stesso tempo, ricorda Corti, è fondamentale aderire ai programmi di prevenzione, ovvero « anche in assenza di sintomi preoccupanti, sottoporsi ad esami periodici di efficacia riconosciuta, a seconda delle età, come il test del sangue occulto nelle feci per i tumori del colon, il pap test per l’utero e la mammografia per il seno».

IL MEDICO DI FAMIGLIA, UN ALLEATO – Molto utile, poi, stringere un’alleanza con il proprio medico di base: «Noi siamo un anello fondamentale per la salute dei pazienti, in particolare per la prevenzione. In Italia – spiega Corti – ci sono 60mila medici di famiglia, che in media ricevono in studio 40 persone al giorno, in gran parte anziani. A noi spetta prestare la massima attenzione ai sintomi e ai fattori di rischio, prescrivendo gli esami utili senza cadere nel «consumismo diagnostico». Ai pazienti spetta seguire le regole di prevenzione primaria (mangiare sano, fare movimento, non fumare e bere poco alcol) e osservare il proprio corpo e gli eventuali segnali insoliti che può mandare. In questo sono le donne le più allenate e sensibili, molto meno gli uomini, mentre la fascia più a rischio, che raramente si rivolge al medico, è quella degli adolescenti».

 

 

Donatella Barus
(Fondazione Veronesi)

Corriere.it

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