Allergie: una proteina responsabile del loro grado di aggressività. Alla base, ambienti troppo asettici

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Maggiore è la presenza della Tslp, più intensi saranno i disturbi. Ma alla base dell’aumento degli ultimi anni, c’è l’eccessiva asetticità di certi ambienti.


Celluline del polmone infiammate a causa di un’allergia.
Si inizia con la pelle arrossata, poi arriva un’allergia alimentare seguita dalla febbre da fieno e si chiude con un principio d’asma. Mentre i bambini starnutiscono, genitori e medici si grattano il capo. Da dove nasca “la marcia delle allergie” che fa comparire un disturbo dietro l’altro, soprattutto nei primi anni di vita e soprattutto nei paesi sviluppati, era infatti fino a ieri un mistero.

Oggi una ricerca pubblicata su Nature svela in parte il meccanismo delle allergie multiple che si accavallano nei bambini e che i medici hanno battezzato appunto “la marcia delle allergie”. Ad accendere il fiammifero che si trasformerà in incendio è uno dei tanti soldati del nostro sistema immunitario. Si chiama Tslp, è una proteina e può essere presente nel nostro organismo in quantità minori o maggiori a seconda del tipo di geni con cui nasce ciascuno di noi. Maggiore è la sua presenza, più intensi e variegati sono i disturbi. I ricercatori dell’università della Pennsylvania hanno capito che Tslp agisce come mandante, ma gli esecutori materiali dell’incendio sono delle cellule piuttosto rare del sistema immunitario, i basofili, che nel momento in cui vengono “armate” dalle proteine Tslp iniziano a scatenare reazioni avverse nei tessuti più vari.

È questo il motivo per cui un prurito comparso sulla pelle rischia nei bambini di trasformarsi in un raffreddore da fieno o in un’allergia alimentare. Gli organi colpiti sono completamente diversi, ma tutti subiscono gli effetti dei basofili, cellule che scorrono nel sangue e sono specializzate nell’infiammare i tessuti in cui passano. Lo studio effettuato sui topolini è stato confermato dall’esame dei globuli bianchi in un gruppo di bambini colpiti da allergie alimentari. Anche nel loro caso, la produzione dei basofili era molto più accentuata rispetto ai bambini senza disturbi. “Questa nostra scoperta può aiutarci a trovare nuovi farmaci contro il boom di allergie” spiega il capo équipe David Artis, microbiologo dell’università della Pennsylvania.

I ricercatori americani hanno messo in luce uno degli anelli della complessa catena che mette in moto le allergie. Sicuramente ora sarà più facile costruire un “tronchese” per spezzarlo. Ma la causa ultima di questi disturbi rimane ancora incerta, e soprattutto non ci sono risposte definitive al perché le allergie abbiano subito aumenti esponenziali negli ultimi decenni.

L’ipotesi più accreditata resta quella “igienica”. Se un bebè appena nato si ritrova in un ambiente asettico, il suo sistema immunitario non trova nemici contro cui scagliarsi e non riceve il giusto imprinting. In mancanza di microbi e agenti patogeni, le cellule-soldato finirebbero dunque per prendersela con avversari inesistenti, come l’innocuo polline. Il fenomeno venne notato per la prima volta in Austria, dove si misurò un tasso di allergie nei bambini che vivevano in fattoria fino al 50 per cento più basso rispetto ai bambini di città. Secondo questa teoria, l’eccessiva pulizia sarebbe alla base dell’enorme aumento delle allergie, che nei paesi occidentali sono passate dal 10 per cento del 1980 al 30 per cento odierno, con picchi del 40 per cento per le riniti primaverili da polline.

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