Farmacisti Ospedalieri: una risorsa da rivalutare

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Sono interlocutori primari nel settore della sanità ma poco conosciuti. Negli ospedali il rapporto tra medici e farmacisti è di 60 a 1. Eppure il ruolo del farmacista ospedaliero è fondamentale: facilita l’amministrazione dei budget di spesa a disposizione di ciascun reparto, fornendo alla direzione sanitaria i dati per un controllo di gestione organico, nel rispetto delle esigenze delle diverse unità operative.

Benevento, 24 ottobre 2011  – Nell’immaginario collettivo è immediato vedere un farmacista dietro il bancone di una farmacia, così come è diretta la visione di un medico accanto al letto di un malato in un reparto d’ospedale. Invece non è altrettanto naturale immaginare un farmacista in ospedale. A giocare a sfavore del farmacista ospedaliero sono anche i numeri.


Mentre sul territorio si trova una farmacia con almeno un farmacista ogni cinquemila abitanti, la stessa distribuzione territoriale non vale per gli ospedali e il rapporto numerico tra medici e farmacisti è di 60 a 1. Non è così in altri Paesi. Ad esempio in Spagna l’organizzazione del servizio prevede una farmacia centrale con più farmacie satellite adeguate alle caratteristiche dei reparti afferenti. Da un’indagine promossa dalla SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera) risulta che solo il 44% degli operatori sanitari ospedalieri (medici, biologi, fisioterapisti, infermieri professionali, ecc.) conosce esattamente l’attività della farmacia ospedaliera. Naturalmente il farmacista ospedaliero non si  occupa solo del rifornimento farmaci ai reparti ma il suo ambito applicativo è vario e complesso, come spiega la dottoressa Assunta Racca, direttore di Struttura Complessa di Farmacia Ospedaliera presso l’Azienda ospedaliera “G. Rummo” di Benevento.

“Oltre a occuparsi direttamente dell’acquisto di materiali (farmaci, presidi, reagenti, ecc.), il farmacista ospedaliero deve  verificare le esigenze dei reparti e supportare la direzione generale nella razionalizzazione e pianificazione delle forniture. Questo processo ha l’obiettivo di facilitare l’amministrazione dei budget di spesa, fornendo alla direzione sanitaria i dati per un controllo di gestione dell’organico, che rispetti le esigenze delle diverse unità operative. Questo coordinamento si è reso necessario in seguito alla decisione della Regione Campania di organizzare gare di acquisto di farmaci centralizzate e di esternalizzare i magazzini. In Campania, esiste un ente regionale esterno agli ospedali, la So.Re.Sa, che definisce e gestisce gli acquisti, aggiudicando le gare per grandi quantitativi di farmaci e di forniture per gli ospedali.”

Il recupero della dimensione clinica e di un rapporto diretto con il paziente ha proiettato i farmacisti ospedalieri verso un nuovo tipo di assistenza farmaceutica (pharmaceutical care) che li vede ogni giorno in prima linea accanto ai medici. Oggi sono parte integrante di team multidisciplinari, partecipando alle scelte delle terapie farmacologiche e intervenendo in modo più mirato su ogni aspetto legato al farmaco.

“Il farmacista nei reparti può essere di aiuto nella scelta appropriata dei farmaci, dei dosaggi più adeguati alle esigenze del singolo paziente, della riduzione del rischio di interazione tra farmaci – precisa la dott. Racca –  Può condividere con il medico modifiche di terapia farmacologica e fornire un servizio di informazione scientifica sui farmaci. In sintesi, può contribuire a migliorare la qualità delle cure, razionalizzandone i costi. I farmacisti ospedalieri però non sono numerosi e far fronte alle differenti esigenze dei reparti diventa complesso e gravoso”.

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