Insonnia negli anziani: ingiallimento cristallino non fa penetrare la luce blu

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È tipico di chi è un po’ in là con gli anni: la sera addormentarsi è difficile, la notte è costellata di risvegli, al mattino ci si ritrova con gli occhi spalancati ben prima dell’alba.

L’insonnia negli anziani è diffusissima, ma oggi una ricerca danese spiega che tutto potrebbe avere origine nell’ingiallimento del cristallino, la piccola lente all’interno dell’occhio che serve per mettere a fuoco oggetti vicini e lontani: invecchiando la lente diventa più giallastra e questo comporta la perdita di una quota di luce blu che arriva alla retina. E sarebbe proprio questa mancata ricezione di preziosa luce blu a comportare le difficoltà di sonno.

STUDIO – Lo studio, pubblicato sulla rivista Sleep, ha coinvolto 970 volontari a cui i ricercatori hanno analizzato gli occhi per verificare, con un test semplice e non invasivo, quale quota di luce blu fosse in grado di raggiungere la retina. La luce blu è infatti responsabile di una sorta di “regolazione del sonno” perché stimola il rilascio di melatonina, l’ormone che indica all’organismo che è ora di mettersi a letto. In fondo, a ben pensarci, è logico: con l’arrivo della sera le luci esterne si tingono di blu, il blu è il colore della notte e così ecco che il nostro corpo ha sviluppato una “via di segnalazione” che dall’occhio arriva al cervello, indicandogli quando è il momento di riposare. Una volta misurata la quantità di luce blu che colpisce la retina, i ricercatori hanno messo a confronto il dato con la presenza di problemi di sonno (l’82 per cento dei partecipanti soffriva infatti di insonnia o era costretto a prendere farmaci per garantirsi una notte di riposo). I dati mostrano una precisa relazione inversa fra l’assorbimento della luce blu e i disturbi del sonno: tanta meno luce blu arriva alla retina, quanto più è probabile soffrire di insonnia.

CRISTALLINO – Tutta colpa del cristallino: la “perdita” della luce blu si ha infatti quando il cristallino ingiallisce, bloccando così il passaggio verso la retina dei raggi blu. «L’ingiallimento della lente è un processo correlato all’invecchiamento e non pregiudica in maniera sostanziale la visione – spiega Line Kessel, responsabile dello studio e oftalmologa all’ospedale di Glostrup in Danimarca –. Sembra però direttamente associato allo sviluppo dei problemi del sonno che diventano più frequenti proprio man mano che l’età avanza. Nel nostro campione abbiamo verificato, confermando l’esperienza clinica, che i disturbi del sonno sono più frequenti nei più anziani, nelle donne, nei fumatori e nei pazienti con diabete. Ebbene, studi precedenti hanno dimostrato che l’ingiallimento del cristallino è accelerato dall’abitudine al fumo e dal diabete, oltre che nei pazienti ad alto rischio di malattie cardiovascolari ischemiche come l’infarto. La correlazione fra il ridotto arrivo di luce blu alla retina e una maggior probabilità di sonno disturbato resta tuttavia anche considerando tutti i fattori di rischio per l’insonnia, dall’età al fumo, dal sesso al diabete. C’è di più – prosegue la ricercatrice –. In passato si è osservato che negli anziani operati di cataratta, in cui cioè il cristallino opacizzato viene sostituito con una nuova lente, i disturbi del sonno migliorano. Al momento infatti non esiste purtroppo nessun altro metodo per restituire al cristallino la capacità di far passare la luce blu: nel nostro ospedale stiamo studiando un laser capace di eliminare l’ingiallimento della lente, ma per ora l’uso è solo sperimentale».

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