Ossa forti: la vitamina D, il pro-ormone che non fortifica solo “l’impalcatura”

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I meno giovani lo ricordano: il cucchiaio di olio di fegato di merluzzo era un rito quotidiano, nel tempo reso più dolce e gustoso da aromi di agrumi o simili. Lo consigliavano il medico e il tam tam tra le neomamme, unite contro un nemico antico, il rachitismo, che rendeva fragili le ossa dei bambini e le faceva crescere storte e asimmetriche, simbolo di una povertà da scacciare. E invece era mancanza di sole e luce e quindi di vitamina D, come Huldschinsky scoprì nel 1919: i bambini con il rachitismo guarivano se esposti a raggi ultravioletti. Da allora, il livello di guardia sul valore della Vitamina D si è molto abbassato, confinandola a sola prevenzione per l’osteoporosi, la malattia delle ossa deboli, nella terza età. “Pensare che la Vitamina D serva solo alle ossa è come guardare la punta di un iceberg senza accorgersi di quello che c’è sotto, vale a dire il potere di difesa che ha per il sistema immunitario, la circolazione sanguigna e persino contro il cancro“, afferma Annamaria Colao, professoressa di Endocrinologia dell’Università Federico II di Napoli.

 

“Questo pro-ormone è indispendabile a tutte le età, dal primo anno di vita in poi – ricorda Colao – perché il nostro organismo non è in grado di produrlo in proprio, ma ha bisogno dell’esposizione al sole per trasformare il precursore in Vitamina D attiva“, quella efficace per l’organismo. Il problema più grande non riguarda soltanto nei mesi invernali, quando “l’80% degli ultrasettantacinquenni mostra un deficit di vitamina D” aggiunge, ma anche nel resto dell’anno quando la supplementazione diventa una buona abitudine visto che secondo le stime e gli studi più recenti il 20% dei giovani sani, il 40% delle donne in menopausa e l’80% dei degenti presentano un deficit di vitamina D. Non è un caso se anche il celebre British Medical Journal ha negli ultimi anni evidenziato il ritorno in Inghilterra del rachitismo nei bambini come non si vedeva dai tempi dell’epoca vittoriana: colpa di poco sole, troppo tempo a casa e davanti al computer.

“La verità è che l’esame del sangue per stabilire il livello di Vitamina D è effettuato solo in casi rarissimi, mentreandrebbe eseguito in tutta la popolazione, anche più volte nel corso dell’anno. Infatti, uno studio recente effettuato su 452 soggetti sani della regione Campania ha evidenziato nel 65% un livello insufficiente e nel 13% un deficit grave di Vitamina D, senza che nessuno dei soggetti avesse idea di essere affetto da deficit”, spiega Colao che da anni porta avanti ricerche a livello internazionale in questo campo e ha appena concluso, a tempo di record, in collaborazione con il Centro di ricerca degli Oleifici Mataluni, la creazione di un olio extravergine d’oliva al 100% italiano, Condisano, arricchito di Vitamina D: un alimento funzionale che si può usare tutti i giorni riprendendo l’eredità virtuosa dell’olio di fegato di merluzzo delle nonne. Pochi alimenti contengono, infatti, quantità apprezzabili di vitamina D. Dopo l’olio, ci sono i pesci grassi, come i salmoni e le aringhe. Anche uovafegato e frattaglie sono una piccola fonte di colecalciferolo, il precursore della Vitamina D3. Mentre tra i derivati del latte bisogna fare affidamento soprattutto su burro e formaggi particolarmente grassi.

 

“Sappiamo che dopo i 75 anni di età il sole non è più sufficiente a garantire il livello adeguato di Vitamina D – sottolinea Colao – quindi la supplementazione è indispensabile. Ormai quasi tutte le società scientifiche condividono la necessità di dosi adeguate di Vitamina D a tutte le età: 200 unità al giorno dopo il 20°mese, da 400 a 600 negli adulti e fino a 800 dopo i 70 anni, anche perché molti non sanno che a differenza della maturità sessuale che si conclude a 18 anni, lo sviluppo dello scheletro continua fino ai 30 anni, momento dal quale le ossa possono soltanto perdere densità”.
Per dare “benzina” alla Vitamina D bisognerebbe stare esposti almeno 30 minuti al giorno con braccia e gambe al sole, ma senza filtro solare che inibisce l’azione degli UV. Tuttavia dopo i 75 anni per fermare l’osteoporosi non basta neanche più questa profilassi ed “è prima di questa età che bisogna far luce sull’importanza della Vitamina D per tutte le età, tanto da fare diventare il suo utilizzo, nei cibi arricchiti o in supplemento, una buona abitudine quotidiana da abbinare al movimento – spiega Colao -: pochi sanno, infatti, che adeguati livelli di vitamina Dpossono ridurre l’insulino-resistenza, quindi allontanare il diabete di tipo 1 e 2, ma anche il grasso addominale, quello che si forma sul girovita“. E ancora la vitamina D può “contrastare le malattie autoimmuni aumentando le difese immunitarie, ridurre le malattie cardiovascolari e come ha dimostrato la letteratura scientifica, avere anche un effetto anticancro, perché la vitamina D ostacola l’angiogenesi, la formazione di nuovi vasi sanguigni a favore del tumore, affamandolo”. Difficile chiamarla ancora (soltanto) “vitamina delle ossa”.

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