Scoliosi: migliora la terapia con sensore su corsetto

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Migliorare il rapporto di fiducia fra medico e paziente e raccogliere dati reali che possano facilitare l’uso del corsetto. Questo l’obiettivo dello studio ”In difesa degli adolescenti: usano realmente il corsetto per le ore prescritte, se si offre un aiuto adeguato. Risultati di una coorte prospettica nell’uso clinico quotidiano del Thermobrace”, sviluppato un anno fa dai ricercatori di Isico (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) e pubblicato sulla rivista Scoliosis da BioMed Central. La pubblicazione ha raccolto un importante consenso sui principali network anglosassoni del settore.

Infatti l’Istituto Italiano e’, al momento, l’unica struttura al mondo, dove viene utilizzato il sensore Thermobrace nell’attivita’ clinica quotidiana.

”L’uso di questo sensore di temperatura, il piu’ adatto tra quelli presenti sul mercato, e’ stato graduale – spiega Sabrina Donzelli, specialista di Isico e responsabile dello studio – inizialmente abbiamo applicato il sensore al corsetto di pochi pazienti selezionati, proprio perche’ l’opinione fino a ieri in letteratura su uno strumento di questo tipo era controversa: in realta’ abbiamo verificato che il rapporto fra medico e paziente si rinforza poiche’ le scelte terapeutiche si basano su dati reali e quindi i dati ottenuti dal sensore possono essere utilizzati per facilitare l’uso del corsetto”.

Il dato piu’ sorprendente emerso e’ che proprio i pazienti che hanno il maggior numero di ore di prescrizione sono i piu’ ligi: il 45% dei pazienti ha utilizzato il corsetto per le ore prescritte o al massimo 1 ora in meno, il 55% dei pazienti ha dichiarato un numero di ore molto vicino all’effettivo utilizzo (massimo 1 ora di differenza), il 60% dei pazienti ha dimostrato una compliance al 90%.

Il Thermobrace, a partire dalla fine del 2010, e’ stato applicato sempre di piu’ sino a diventare una routine clinica, mentre i primi pazienti sono stati coinvolti nello studio.

Il sensore non e’ mai stato utilizzato all’insaputa dei pazienti in quanto l’obiettivo dello studio era testare il suo uso nell’attivita’ clinica quotidiana, mentre altri studi in passato avevano verificato solo la compliance effettiva nell’indossamento rispetto alle ore prescritte. Non si e’ guardato al Thermobrace come a uno strumento di controllo ma di raccolta di dati reali che permetta di ottimizzare le terapie.

”I ragazzi e i genitori stessi – conclude Donzelli – tendono spesso a sovrastimare involontariamente il tempo di indossamento: il dato riferito e’ quindi diverso dal reale.

Il sensore aiuta noi medici a essere piu’ precisi nel prendere le migliori decisioni cliniche e avere una compliance certa e affidabile dai propri pazienti ci potra’ anche aiutare a capire, con la massima correttezza, la reale efficacia dei corsetti”.

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