Breve digiuno pre-trattamento rende più vulnerabili le cellule tumorali

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Uno studio coordinato dal genovese professor Valter Longo, direttore dell’Istituto di Longevità alla University of Southern California di Los Angeles, e realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Oncologia dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, diretto dal dottor Vito Pistoia, ha dimostrato che un breve digiuno e strategie molecolari che simulano il digiuno possono essere proposte come nuovi approcci terapeutici capaci di ritardare la progressione tumorale. Il gruppo del Gaslini cha ha partecipato attivamente a queste ricerche è composto dalla dottoressa Lizzia Raffaghello, Coordinatrice, dalla dottoressa Giovanna Bianchi e dal dottor Vito Pistoia stesso.
Uno dei capisaldi della terapia anti-tumorale è rappresentato dalla chemioterapia, cioè dalla somministrazione di farmaci tossici per le cellule maligne ma anche dannosi per le cellule normali del malato.


Circa 10 anni fa, il professor Valter Longo si propose di utilizzare la restrizione calorica come strumento per potenziare gli effetti della chemioterapia sulle cellule tumorali e proteggere efficacemente le cellule normali da tali effetti. In cosa differisce una cellula normale da una cellula tumorale? La cellula tumorale si moltiplica in modo incontrollato ed è refrattaria a qualunque segnale che cerchi di bloccarne la crescita Al contrario, la cellula normale risponde a tali segnali smettendo di proliferare ed entrando in uno stato di autoprotezione.
In un lavoro pubblicato nel 2008 dal professore Longo in collaborazione con la dottoressa Raffaghello è stato effettivamente dimostrato che una restrizione calorica consistente in 48 ore di digiuno prima della somministrazione della chemioterapia proteggeva le cellule normali ma non quelle tumorali in un modello animale di neuroblastoma, un tumore pediatrico spesso a cattiva prognosi.
“In altre parole, questa strategia permette di distinguere amici da nemici. Il cancro è come un esercito di traditori difficilissimo da combattere dal momento che hanno la stessa divisa dei nostri soldati (le cellule normali). La strategia messa a punto agisce dotando i nostri soldati di uno “scudo magico” che li protegge e differenzia dai nemici “traditori” spiega Vito Pistoia.
Agli studi sopra citati mancava un tassello, cioè comprendere se la restrizione calorica potesse rendere le cellule maligne più sensibili alla chemioterapia. A questa domanda risponde un nuovo studio collaborativo tra i laboratori americano e genovese in corso di pubblicazione nel prestigioso giornale scientifico Science Translational Medicine.
“La sperimentazione è stata condotta su diversi modelli pre-clinici di tumori pediatrici e dell’età adulta ed ha dimostrato che 48 ore di digiuno pre-trattamento non solo sono efficaci nel rendere più vulnerabili le cellule tumorali agli effetti della chemioterapia, ma ritardano di per sè la progressione del tumore. Tale studio ha inoltre identificato i meccanismi molecolari che stanno alla base di questi fenomeni” spiega Lizzia Raffaghello. La sperimentazione clinica per testare il digiuno quale innovativa strategia terapeutica nei pazienti affetti da tumore è già stata avviata in alcuni centri statunitensi ed europei.
In uno studio preliminare, 10 pazienti sottoposti a digiuno prima di ricevere diversi farmaci anti-tumorali hanno riportato una netta riduzione di effetti collaterali associati alla chemioterapia. Analoghi risultati emergono da uno studio clinico di fase 1 condotto al Norris Cancer Center di Los Angeles.
Pertanto, ci sono aspettative che questa nuova strategia di trattamento dei tumori trovi applicazione su larga scala anche in Italia grazie alla buona fattibilità, al costo contenuto ed all’assenza di tossicità.

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