Sinusite: ripristinando la flora batterica buona la si combatte

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La sinusite potrebbe essere causata dalla eccessiva presenza di batteri patogeni che prevalgono a causa di una carenza di batteri buoni. Riequilibrarne la presenza può essere la chiave per curare o prevenire questo disturbo
La sinusite è causa di molti problemi e fastidi. Si va dalla difficoltà di respirazione fino ai dolori più o meno intensi. È in sostanza un’infiammazione delle mucose dei seni paranasali che può assumere forma acuta – che in genere si risolve entro tempi ragionevoli – o cronica, vale a dire che dura anche mesi e si ripresenta in modo ricorrente.
In genere si sviluppa dopo un forte raffreddore e i sintomi più comuni sono gonfiore al viso, cefalea, dolori alla radice del naso, a livello degli zigomi, agli occhi e alle tempie, fino ad arrivare alla mascella. Per quel che interessa le vie respiratorie i più comuni sono il naso tappato, un’abbondante secrezione di muco, tosse grassa, mal di gola, mal d’orecchi, compromissione del gusto e dell’olfatto.

Tra le cause della sinusite, che sono al momento attuale riconosciute, oggi si aggiunge una possibile carenza di batteri “buoni” che aprirebbe la via all’azione di altri batteri patogeni. Poter pertanto ripristinare la popolazione batterica benefica – un po’ come avviene per l’intestino – potrebbe divenire una forma di prevenzione e cura.
Per verificare quanto questa ipotesi fosse fondata, i ricercatori dell’Università della California a San Francisco (UCSF) e della San Francisco State University hanno condotto uno studio su 10 pazienti affetti da rinosinusite cronica e 10 pazienti sani. Le popolazioni batteriche presenti nell’organismo dei partecipanti sono state esaminate e censite per mezzo dell’analisi dei geni.

I risultati dell’analisi ha permesso di rilevare che nelle persone affette da rinosinusite e sinusite cronica vi era una carenza di batteri nei seni paranasali, rispetto alle persone sane. Allo stesso modo, vi era una carenza di batteri che producono acido lattico e un surplus di batteri della specie Corynebacterium tuberculostearicum.
Partendo da questa constatazione, i ricercatori hanno condotto alcuni esperimenti su modello animale per osservare come la modifica dell’ambiente batterico potesse avere un ruolo nella sinusite.

A un gruppo di topi, gli autori dello studio hanno somministrato degli antibiotici con l’intento di eliminare i batteri normali, o buoni. Dopo di che hanno inoculato, a una parte dei topi, dei batteri C. tuberculostearicum; e all’altra parte di topi sia il batterio C. tuberculostearicum che i lactobacilli L. sakei.
Ciò che i ricercatori hanno potuto constatare è che i topi che difettavano del batterio L. sakei, e avevano solo il C. tuberculostearicum, hanno sviluppato i sintomi della rinosinusite cronica. Per converso, i topi che avevano tutte e due i tipi di batteri non hanno sviluppato i sintomi.
La dottoressa Nicole A. Abreu e colleghi ritengono che di per sé il batterio C. tuberculostearicum non sia dannoso, in quanto presente nella popolazione che coabita nell’organismo umano, semmai il problema sorge quando la popolazione subisce delle modifiche e viene sbilanciata. Un’infezione o altri agenti esterni possono ridurre la presenza di batteri “buoni” che provoca la comparsa di disturbi come, in questo caso, la rinosinusite cronica.

In conclusione, i risultati dello studio pubblicato su Science Translational Medicine suggeriscono che i batteri della specie L. sakei potrebbero essere impiegati nella prevenzione e trattamento della sinusite cronica.

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