Confermata l’inefficacia degli antibiotici contro la tosse

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Uno studio europeo su 2061 adulti con infezioni delle basse vie respiratorie (lower respiratory tract infections – LRTI) ha dimostrato che prescrivere l’antibiotico amoxicillina non è più efficace nell’alleviare i sintomi rispetto al non usare nessun farmaco, persino nei pazienti più anziani.antibiotici Le conclusioni del più grande esperimento controllato randomizzato con placebo sugli antibiotici per le LRTI acute semplici sono state pubblicate nella rivista The Lancet Infectious Diseases.

Il Sesto programma quadro (6° PQ) dell’UE ha finanziato il progetto GRACE (Genomics to Combat Resistance against Antibiotics in Community-acquired LRTI in Europe) con 11,5 milioni di euro nell’ambito del tema “Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute”. Un ulteriore finanziamento è giunto dal National Institute for Health Research (NIHR) del Regno Unito, dal Ciber de Enfermedades Respiratorias (CIBERES) di Barcellona in Spagna e dalla Fondazione per la ricerca scientifica (FWO) delle Fiandre, in Belgio.

Il professor Paul Little dell’Università di Southampton nel Regno Unito, che ha guidato la ricerca, fa notare che: “I pazienti cui è stata data l’amoxicillina non guariscono molto più velocemente e non hanno decisamente meno sintomi. In effetti, l’uso di amoxicillina per curare infezioni respiratorie quando non si sospetta una polmonite probabilmente non aiuterà i pazienti e potrebbe addirittura essere dannoso. L’uso eccessivo di antibiotici (che è controllato dalle prescrizioni dei medici curanti), in particolare quando sono inefficaci, può portare a effetti collaterali (ad esempio, diarrea, orticaria, vomito) e a sviluppare una resistenza al farmaco”.

Una tosse accompagnata da sintomi alle basse vie respiratorie è una delle malattie acute più comuni trattate dai medici di base nei paesi sviluppati. Secondo la Health Guidance, cercare la cura per un semplice raffreddore è una delle principali cause per le visite dal medico, sebbene quest’ultimo possa fare ben poco per curare la malattia. Si ritiene che siano i virus a causare la maggior parte di queste infezioni, e se gli antibiotici siano o meno benefici nella cura delle LRTI, in particolare nei pazienti più anziani, è una questione ancora molto dibattuta. La ricerca ha finora prodotto risultati contrastanti.

Lo studio ha coinvolto dei medici di base in 12 paesi europei (Belgio, Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Galles). I soggetti dello studio, di almeno 18 anni di età, sono stati assegnati in modo casuale alla somministrazione di amoxicillina o di un placebo 3 volte al giorno per 7 giorni, con i medici che valutavano i sintomi mentre i partecipanti compilavano un diario giornaliero dei sintomi per la durata della loro malattia fino a un massimo di 28 giorni. A ogni sintomo veniva assegnato un punteggio su una scala da 0 a 6 (con lo 0 a rappresentare l’assenza di problemi e il 6 a rappresentare la peggiore situazione possibile).

Il risultato dello studio ha mostrato che tra i due gruppi vi era una differenza molto lieve nell’intensità o nella durata dei sintomi denunciati. Questo avveniva anche con i pazienti più anziani di età pari o superiore a 60 anni che erano solitamente sani.

Tuttavia, la ricerca ha scoperto che molti più pazienti nel gruppo placebo provavano sintomi nuovi o un peggioramento di quelli esistenti (19,3 % contro 15,9 %), con 30 persone che hanno avuto bisogno di cure e altre 3 che sono state ricoverate (2 pazienti nel gruppo placebo e 1 nel gruppo antibiotici).

Un elemento sorprendente dello studio ha mostrato che i pazienti che assumevano antibiotici denunciavano decisamente più effetti collaterali, tra cui nausea, orticaria e diarrea, rispetti a quelli a cui veniva dato il placebo (28,7 % contro 24 %).

Secondo il professor Little, “I nostri risultati mostrano che la maggior parte della gente guarisce da sola. Ma, dato che un piccolo numero di pazienti trare beneficio dagli antibiotici, rimane la sfida di identificare questi soggetti”.

Scrivendo in un commento collegato, Philipp Schuetz dell’Università di Basilea in Svizzera ha detto: “Il professor Little e colleghi hanno prodotto dati convincenti che dovrebbero spingere i medici di base a evitare la cura con antibiotici nei pazienti a basso rischio senza una sospetta polmonite. Rimane da vedere se questo approccio generale per tutti possa essere ulteriormente migliorato. Delle indicazioni ottenute dalle misurazioni di specifici biomarcatori del sangue di un’infezione batterica, come la procalcitonina, potrebbero aiutare a identificare quei pochi soggetti che trarranno beneficio dagli antibiotici nonostante la chiara assenza di polmonite ed evitare gli effetti tossici e i costi di queste medicine e lo sviluppo della farmaco resistenza negli altri pazienti”.

Per maggiori informazioni, visitare:

The Lancet Infectious Diseases:

Fai clic per accedere a LRTI.pdf

Università di Southampton:
http://www.southampton.ac.uk/

Health Guidance:
http://www.healthguidance.org/entry/6809/1/Some-Interesting-Common-Cold-Statistics.html

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