L’ uro- andrologia chirurgica dell’a diretta dal professor Giovanni Ferrari e’ tra i centri d’avanguardia in Emilia Romagna per il trattamento dell’impotenza e dell’incontinenza urinaria conseguente a interventi alla prostata che riguardano circa 3 milioni di italiani.
Secondo recenti dati , dopo il cancro è crisi di coppia per circa 3 milioni di italiani che a seguito dell’asportazione radicale della prostata (prostatectomia) vogliono tornare ad amare e non si rassegnano all’impotenza. Le ultime terapie puntano, quando i farmaci stimolatori dell’ erezione sono inefficaci sull’impianto di protesi peniene di nuova generazione AMS 700 che consentono il ritorno a una normale sessualità. “L’intervento chirurgico per eliminare il tumore alla prostata è risolutivo”, spiega il professor Giovanni Ferrari, primario di Urologia e Andrologia , all’ Hesperia Hospital di Modena, “ma nonostante le tecniche laparoscopiche e robotiche e la nerve sparing, che risparmia i nervi dell’erezione,causa ancora impotenza in circa il 50% dei casi. Le protesi peniene tricomponenti di ultima generazione determinano un’erezione simile a quella fisiologica con un meccanismo di funzionamento molto semplice basato sull’inserimento, all’interno dei corpi cavernosi del pene , di due cilindri artificiali collegati ad una pompa di controllo, a livello dello scroto, e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può così ottenere un’ erezione quando vuole con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo che aveva prima dell’intervento premendo un attivatore a pressione posto sotto la cute dello scroto tra i due testicoli. In questo modo il liquido contenuto nel serbatoio si trasferisce ai cilindri e il pene si indurisce. Premendo di nuovo il liquido passa dai cilindri al serbatoio facendo ritornare il pene in condizione di riposo.
Rispetto a quelle del passato, le protesi tricomponenti consentono una perfetta erezione con un ingrossamento e allungamento del pene risolvendo così anche la riduzione delle dimensioni del pene (un ulteriore effetto collaterale della prostatectomia) che si accorcia di 1,5 cm nei 15 giorni successivi all’ intervento e a più di 2 cm entro l’anno successivo. Sebbene la protesi risolva definitivamente l’impotenza post prostatectomia molti uomini non ne conoscono l’esistenza perché spesso non vengono informati dai medici. Stessa mancanza di informazione anche per i 400.000 italiani affetti da grave impotenza non legata a interventi alla prostata e che non risponde ai farmaci .Gli interventi di chirurgia protesica lo scorso anno sono stati 1.200: solo lo 0.4% degli italiani con gravi problemi erettili ha ricevuto un trattamento risolutivo, nonostante molti studi scientifici dimostrano l’efficacia delle protesi con un elevato grado di soddisfazione per il paziente e per la partner”. Le soluzioni per l’incontinenza. “L’incontinenza urinaria” l’altra conseguenza indesiderata dell’asportazione della prostata per tumore “dice il professor Ferrari , “che riguarda il 10 -20 % degli pazienti si risolve oggi con con le più recenti tecniche di chirurgia mininvasiva basate sull’applicazioni di sling (benderelle) sottouretrali. Tra queste Advance consente di recuperare la normale continenza con l’inserimento di una retina di polipropilene che riposiziona l’uretra, dislocata dall’intervento sulla prostata, nella sua sede anatomica naturale. L’intervento si effettua in anestesia locale – spinale e con pochi giorni di ricovero. Questa tecnica già impiegata con successo su circa 50 mila pazienti nel mondo è disponibile in vari centri ospedalieri italiani. Per i forme più gravi si ricorre invece allo sfintere artificiale AMS 800 . “In particolare l’impianto dello sfintere artificiale” precisa l’urologo, “che richiede un accurato studio diagnostico ed elevata esperienza, è riservato solo a centri altamente specializzati”.
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