Lotta alle infezioni: in futuro verranno curate con peptidi

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polipeptide collagene a sinistra, emoglobina a destra


I peptidi antimicrobici sono una sorta di antibiotici naturali che ritroviamo in tutti gli organismi pluricellulari. Questi elementi hanno mostrato di essere attivi e di avere le carte in regola per diventare l’alternativa agli antibiotici di sintesi che sono divenuti inefficaci a causa della resistenza sviluppata dai germi patogeni
Si ritorna a parlare del problema resistenza agli antibiotici.
polipeptide collagene a sinistra, emoglobina a destra
polipeptide collagene a sinistra, emoglobina a destra

Se ne ritorna a parlare perché non a tutti è forse chiara la gravità della questione: a causa dell’uso e abuso di antibiotici, alcuni batteri patogeni hanno sviluppato una resistenza al trattamento con i farmaci antibiotici, per cui in molti casi diviene impossibile curare la possibile infezione che procurano, causando anche il decesso della persona.

Tra le più note resistenze c’è la MRSA, ossia l’infezione da Stafilococco Aureus resistente agli antibiotici beta-lattamici come meticillina, penicillina, dicloxacillina, nafcillina, oxacillina e altri.
Da questo problema, e anche da tutti quelli collegati poiché la resistenza agli antibiotici è sempre più diffusa, è nata l’esigenza di trovare un’alternativa valida ed efficace.
Tra le diverse alternative oggetto di ricerca, un team di scienziati delle università di Oxford, Edimburgo e Bristol che fanno parte del National Physical Laboratory (NPL) hanno studiato i peptidi antimicrobici al fine di testarne non solo l’attività antibiotica ma anche la possibile “resistenza alla resistenza” – un gioco di parole per comprendere come queste sostanze dovessero prima essere testate per assicurarsi che non diano vita allo stesso sviluppo della resistenza degli antibiotici di sintesi.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, ha così voluto osservare l’effetto di alcune sequenze peptidiche progettate per essere delle antagoniste dei peptidi antimicrobici. I test hanno mostrato che queste sequenze “anti-antibiotici” interagiscono con i peptidi antimicrobici nel formare complessi molecolari inerti, noti come oligomeri elicoidali.
I risultati dei diversi test hanno infine suggerito che è improbabile che si possa sviluppare una resistenza poiché i peptidi antimicrobici non solo sono molto efficaci, ma distruggono con rapidità le membrane batteriche. Per poter quindi acquisire una resistenza, gli agenti patogeni avrebbero bisogno di ricostruire il loro apparato genetico, con un prezzo molto alto da pagare.

Tutti i test condotti in laboratorio hanno avuto esito positivo e suggeriscono che le sequenze antagoniste secrete dalle cellule batteriche o espresse sulla loro superficie possono causare risposte anti-antimicrobici efficaci.
«E’ opinione diffusa che i peptidi antimicrobici sono potenti antibiotici in grado di superare la resistenza microbica che osserviamo oggi negli ospedali – ha spiegato Lloyd Ryan, coautore dello studio – Tuttavia, per noi era importante capire se un meccanismo relativamente semplice di resistenza fosse credibile contro i peptidi antimicrobici prima di poterli considerare per l’uso su scala industriale».

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