Birra: ma quanto è vero che in modiche quantità allunga la vita?

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Secondo alcuni scienziati bere birra, o altre bevande ugualmente alcoliche in modeste quantità, offre benefici per la salute. Mentre bere costantemente il caffè potrebbe ridurre la longevità

Secondo uno studio la birra agisce sull’invecchiamento contrastandolo.


Che potesse offrirci longevità e salute, chi di noi non lo userebbe quotidianamente? Purtroppo l’elisir di lunga vita non lo ha scoperto ancora nessuno, però recenti studi hanno identificato alcune bevande di uso comune che potrebbero influire – positivamente o negativamente – sulla durata dei nostri giorni.

Uno di questi è la ricerca, coordinata dal professor Prof. Martin Kupiec, che ha voluto evidenziare il ruolo di caffè e birra sull’eventuale accorciamento o allungamento dei telomeri. Questi ultimi sono i punti finali del DNA cromosomico: il loro accorciamento identifica un processo di invecchiamento in atto che, in alcuni casi, potrebbe portare anche a gravi malattie come il cancro.

Il team di ricerca è riuscito anche a rilevare alcuni fattori ambientali che modificano la lunghezza dei telomeri, spiegando come avviene questo particolare meccanismo.
I telomeri sono sostanzialmente un elaborato di DNA e proteine che segnano le estremità dei filamenti del DNA nei cromosomi. Il loro ruolo è quello di garantire che tali filamenti vengano, all’occorrenza, riparati e copiati.
Nel momento in cui vi è la necessità di duplicare alcune cellule, i cromosomi vengono copiati in celle con telomeri sempre più corti. Se divengono troppo corti, la cellula muore. Le uniche cellule che non devono sottostare a questo destino sono le cellule fetali o tumorali. In loro vi è una sorta di meccanismo che fa in modo che debbano essere sempre riprodotte.
Già studi precedenti erano stati in grado di comprendere come la nostra vita fosse legata da un filo indissolubile con i telomeri: più sono lunghi, più viviamo.

Kupiec ha fatto riferimento una ricerca condotta nel 2004 dal biologo molecolare prof.ssa Elizabeth Blackburn, premio Nobel, in cui veniva suggerito come lo stress emotivo potesse accorciare i telomeri, probabilmente a causa dei radicali liberi. Ha quindi scelto di coltivare delle cellule di lievito che favorissero la generazione di radicali liberi, al fine di testare l’effetto sui telomeri. Stranamente, però, nonostante la quantità di radicali liberi la lunghezza non è affatto cambiata. Hanno perciò ripetuto l’esperimento aggiungendo altri dodici fattori di stress ambientale. Ma niente: dalle modificazioni di pH, temperatura, sostanze chimiche o farmaci, non si è avuto alcun impatto negativo sulla lunghezza dei telomeri.

E’ tuttavia bastata una concentrazione di caffeina molto bassa, tipica di una tazzina di caffè espresso, per accorciare i telomeri. Mentre, paradossalmente, l’esposizione a una soluzione di etanolo del 5-7% – simile a quella di una normale birra – ha consentito l’allungamento dei telomeri.
E’ chiaro che i risultati sul reale effetto sulla longevità umana, suggerito dallo studio pubblicato sulla rivista PLoS Genetics, dovranno essere confermati. Quello che per ora è certo è che in colture di laboratorio si è potuto evidenziare come una la birra abbia un effetto diverso da una tazzina di caffè.

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