Dipendenza da marijuana, stop alla dipendenza grazie ad un nostro ormone naturale

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Ha un meccanismo protettivo sulle attività cerebrali
Stop alla dipendenza dalla marijuana grazie ad un ormone naturalmente prodotto dall’organismo.


I ricercatori dell’INSERM di Bordeaux guidati da Pier Vincenzo Piazza e Giovanni Marsicano hanno individuato nell’azione di una molecola prodotta dal cervello, uno steroide, il pregnenolone, ora candidato potenziale per interrompere la dipendenza da TCH, sostanza psicoattiva della cannabis.cannabis

I ricercatori, il cui studio compare sul primo numero dell’anno di Science, hanno infatti scoperto il ruolo della molecola nell’impedire l’attivazione di CB1, recettore del THC che è inserito nel circuito ricompensa-gratificazione, lo stesso che rinforza il consumo di cannabis e può condurre agli effetti negativi dell’abuso della sostanza, vale a dire alterazione cognitiva, perdita di motivazione, modificazione della percezioni esterna e del piacere, riduzione della memoria.

Come funziona pregnenolone? Fino ad ora pregnenolone era considerato un pro-ormone, un precursore di altri ormoni molto importanti, come gli ormoni sessuali progesterone e testosterone. Gli scienziati hanno scoperto che la sua funzione non è “limitata” alla sintesi di altre molecole, ma in maniera diretta impedisce la sovrastimolazione del THC diretta ai recettori dei cannabinoidi presenti nel cervello, legandosi ad essi con un’azione antagonista. Durante gli studi sui topi, si è scoperto che la somministrazione di THC aumenta anche del 3000% nel giro di 2 ore la produzione di pregenenolone, prodotto naturalmente dal cervello per difendere le sue funzioni che la sostanza rischia di alterare. Questo meccanismo apre le porta a nuovi approcci terapeutici per la cura della dipendenza da cannibinoidi.

Ma il pregnenolone non può essere utilizzato come un trattamento diretto, spiega Pier Vincenzo Piazza, “perché è mal assorbito quando somministrato oralmente e una volta nel sangue viene rapidamente trasformato in altri steroidi”. Ma i ricercatori non si sono fermati e hanno sviluppato derivati del pregnenolone che sono stabili e attivi, con “le caratteristiche di composti che possono essere utilizzati come nuova classe di farmaci terapeutici”, ha affermato ancora Piazza che annuncia test clinici per verificare le potenzialità del farmaco.

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