Tumore del colon retto: è difficile guarire senza gli screening

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E’ la forma di cancro più diffusa. E, sfortunatamente, anche una delle più ostiche da sconfiggere
Con oltre 54 mila nuovi casi stimati per il 2016 nella sola Italia, il tumore del colon retto è la forma di cancro più frequente. Purtroppo, però, si tratta anche di uno dei tumori più difficili da sconfiggere. A sottolinearlo sono gli esperti riunitisi a Milano in occasione del convegno organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) “Dalla capecitabina al Tas 102”, durante il quale si è parlato sia delle terapie per combatterlo sia di un’altra arma fondamentale per sconfiggerlo: la prevenzione attraverso gli screening.

Dal convegno è emerso che solo l’11% dei pazienti è ancora vivo a 5 anni dalla diagnosi. A determinare un tasso di sopravvivenza così basso sono i ritardi nel riconoscimento della malattia. In 1 caso su 4, infatti, il tumore del colon-retto viene scoperto quando è in fase già avanzata. Come ha però spiegato Evaristo Maiello, direttore dell’Oncologia della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, questa forma tumorale “si sviluppa in diversi anni e consiste nella trasformazione di lesioni precancerose come adenomi o polipi”.   La diagnosi precoce di queste lesioni precancerose aiuta sia a ridurre la mortalità che la necessità di ricorrere ad interventi chirurgici invasivi per la rimozione del tumore. Le lesioni precancerose possono infatti essere asportate per via endoscopica. Purtroppo, però, ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom, “i sintomi possono essere confusi con quelli di altre patologie e spesso, quando viene individuato, il tumore si è già diffuso”.

Per questo è fondamentale che gli italiani diventino più consapevoli dell’importanza degli screening che permettono di identificare precocemente le lesioni precancerose, come la ricerca del sangue occulto nelle feci. Questo esame potrebbe ridurre la mortalità per tumore del colon retto del 20% proprio perché consente di identificarlo nelle fasi iniziali del suo sviluppo; tuttavia, solo il 47% degli italiani tra i 50 e i 69 anni si è sottoposto a questo semplice test. Gli esperti hanno quindi ricordato l’importanza di aderire agli screening, senza però tralasciare di sottolineare che la prevenzione di questo tumore deve essere basata anche su stili di vita sani. In particolare, ha spiegato Maiello, “la dieta mediterranea svolge una funzione protettiva, mentre il consumo di carni rosse e insaccati, abuso di alcol, fumo, sovrappeso e obesità e scarsa attività fisica costituiscono fattori di rischio certi”.

Il tumore del colon retto in Italia. Nel 2016 il tumore del colon retto colpirà 54.200 italiani; i pazienti ancora in vita dopo la diagnosi sono 427 mila. Grazie anche ai programmi di screening l’incidenza fra la popolazione maschile (in aumento del 2,2% all’anno tra il 1999 e il 2007) è diminuita, con una riduzione del 6,8% all’anno a partire dal 2007.

In modo simile, fra le donne l’incidenza di questo tumore è aumentata del 2,1% all’anno tra il 1999 e il 2006 per poi diminuire ad un tasso del 3,6% all’anno. Secondo il Censis il costo sociale annuo della gestione dei pazienti che hanno ricevuto la diagnosi da non più di 5 anni è pari a 5,7 miliardi, pari a una media di 41.600 euro per paziente e per caregiver all’anno.

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