Grazie al gene p16 la talpa-topo e’ immune da manifestazioni tumorali

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espressione gene p16

Non brilla per avvenenza: completamente glabra, pelle secca e rossiccia, occhi piccoli e ciechi e due dentoni che sembrano uscire direttamente dal naso.

espressione gene p16
espressione gene p16

Eppure la talpa-topo, o eterocefalo glabro, ha una caratteristica che tutti gli altri animali, compreso l’uomo, le invidierebbero: non si ammala mai di tumore. Gli scienziati dell’Universita’ di Rochester, New York, hanno assegnato la palma dell’unico animale immune dal cancro a questo bizzarro essere, scoprendo anche perche’: la talpa-topo ha un gene chiamato p16, che rende le cellule cancerose ‘claustrofobiche’, impedendone la proliferazione quando sono troppe tutte insieme. In pratica, il gene impedisce lo sviluppo del tumore prima ancora che possa diventare una massa visibile.
L’effetto del p16 e’ cosi’ pronunciato che quando i ricercatori hanno mutato le cellule per indurre un tumore, immediatamente sono diventate tutte cancerose. “Pensiamo di aver trovato la ragione per cui questi ratti talpa non si ammalano di cancro, ed e’ un po’ una sorpresa”, ha detto il capo dei ricercatori Vera Gorbunova, nello studio pubblicato sulla rivista The Proceedings of the National Academy of Sciences. “E’ molto presto per ipotizzare eventuali implicazioni, ma se riusciamo a riprodurre l’effetto del gene p16 sull’uomo disporremo di un’arma formidabile per fermare il cancro prima del suo inizio”. Non solo: questi animali sotterranei e abituati al buio hanno anche un altro gene, il p27, che lavora per evitare il sovraffollamento cellulare e che e’ comune a molti animali, uomo compreso. Secondo i ricercatori e’ l’azione combinata dei due geni a creare uno scudo protettivo inviolabile contro il cancro: “Abbiamo osservato un numero enorme di talpe-topo – conferma Gorbunova – ma non c’e’ mai stato neanche un caso di tumore”. Va detto che l’eterocefalo glabro e’ un animale che sfiora l’assurdo: hanno una struttura sociale, unici tra i mammiferi, simile a quella delle api, cioe’ divista in caste e con un’unica femmina riproduttiva. Inoltre vivono moltissimo per un roditore, oltre 30 anni, e non bevono assolutamente mai, ricavando tutta l’acqua dai vegetali di cui si nutrono. Ma i geni sono geni, e se l’ingegneria genetica riuscira’ a riprodurre il loro miracoloso Dna, sono convinti i ricercatori, forse la porta per la cura contro il cancro sara’ finalmente spalancata.

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