Dalla ricerca biotech italiana una nuova classe di terapeutici anti-tumorali

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La sfida da affrontare nello sviluppo di farmaci anti-tumorali è garantire la loro selettività solo a danno delle cellule neoplastiche, consentendo trattamenti più efficaci e duraturi, ma anche meno dannosi per l’organismo. In questo ambito una azienda italiana impegnata nella ricerca e nello sviluppo di agenti anti-tumorali, Adriacell pharmaceutical, ha ideato e sviluppato le molecole CROMOC, una nuova classe di terapeutici per la cura di tumori solidi, ossia le neoplasie che, almeno nella fase iniziale, si sviluppano in un’unica area ben localizzata. Si tratta di molecole in grado di sfruttare le caratteristiche peculiari delle cellule tumorali, per agire in modo mirato e ridurre al minimo gli effetti tossici sull’organismo.


“CROMOC penetra attivamente nel nucleo delle cellule, si lega al DNA e lo taglia in punti specifici. L’aspetto innovativo della terapia è rappresentato dalla capacità di colpire in maniera assai più puntuale le cellule tumorali. Ciò garantisce alta efficacia a bassi dosaggi, effetti collaterali minimi e prevenzione della resistenza al farmaco” spiega la ricercatrice Elisa Margotti, tra coloro che lavorano al progetto. Il principio attivo appena messo a punto prevede, infatti, due livelli di selezione: il primo si innesca al momento dell’ingresso di CROMOC nel nucleo cellulare, grazie alla presenza di una componente specifica che riconosce alcuni recettori presenti sulla membrana cellulare e che risultano più numerosi nelle cellule tumorali rispetto a quelle sane. Il secondo si attiva durante il processo di riparazione della cellula colpita. In questo modo un numero maggiore di molecole CROMOC entra nelle cellule tumorali. Queste si replicano molto più velocemente di quelle sane, senza preoccuparsi di eventuali errori incorsi durante la duplicazione del DNA. I sistemi di riparazione delle cellule tumorali sono molto spesso difettosi e questo le pone in una situazione di svantaggio nel tentativo di contrastare l’azione di CROMOC. Infatti, mentre le poche cellule sane entrate in contatto con il principio attivo riescono a riparare efficacemente i danni che molecole CROMOC possono avere causato nel loro DNA, le cellule cancerose si trovano a fronteggiare un’azione ben più massiccia, disponendo di sistemi di difesa non all’altezza. Il risultato di questa lotta impari è l’arresto della crescita delle cellule tumorali. La classe di terapeutici messa punto da Adriacell è stata già sottoposta a test pre-clinci in vitro e in vivo. “Speriamo di poter cominciare già tra qualche mese la produzione farmaceutica del principio attivo, disponendo di una documentazione completa da sottoporre all´EMEA (European Medicines Agency). A quel punto, una risposta favorevole ci permetterà di studiare CROMOC in Fase 1 su pazienti volontari” ha spiegato Elisa Margotti.

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