Nuovo strumento di imaging molecolare per diagnosi Alzheimer in fase precoce

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Ricercatori in Germania e Stati Uniti hanno scoperto che si potrebbe usare un nuovo agente di imaging molecolare per diagnosticare la malattia di Alzheimer nelle sue prime fasi. I risultati della sperimentazione clinica, presentati al 57º meeting annuale della Società di medicina nucleare a Salt Lake City (Stati Uniti), rappresentano una svolta possibile per la diagnosi precoce dell’Alzheimer, una malattia degenerativa incurabile che colpisce attualmente circa 26 milioni di persone in tutto il mondo.

I sintomi dell’Alzheimer di solito appaiono più tardi nella vita e sono spesso confusi con semplici cambiamenti legati all’età. L’incapacità di ricordare eventi recenti, i cambiamenti di umore e la confusione sono solo alcuni dei sintomi più comuni. L’Alzheimer si presenta normalmente in persone al di sopra dei 65 anni, anche se il suo esordio precoce colpisce milioni di persone. L’anamnesi del paziente è un fattore importante per la diagnosi, ma essa può essere complicata dalle varie forme assunte dalla demenza. Per escludere altre patologie i medici usano tecniche avanzate di diagnostica per immagini, come ad esempio la tomografia ad emissione di positroni (PET); la diagnosi della malattia può comunque essere confermata solo post-mortem.

“La diagnosi precoce e il trattamento della malattia di Alzheimer sono essenziali e gli attuali metodi di diagnosi, come ad esempio i test cognitivi, stanno aiutando a individuare la malattia nel suo stadio avanzato, quando il paziente è già affetto da diversi disturbi cognitivi”, ha spiegato il dottor Osama Sabri dell’Università di Lipsia in Germania.

L’Alzheimer agisce distruggendo i neuroni nel cervello, invalidando i centri della memoria e scardinando il pensiero. Le abilità motorie e la funzionalità di altri organi sono anche colpiti da placche costituite da proteine beta-amiloide che appaiono nel cervello di questi pazienti. La causa esatta non è nota, ma recenti teorie suggeriscono che più tardi nella vita, un parente stretto della proteina beta-amiloide potrebbe essere coinvolto nello scatenare la “potatura” delle connessioni neurali. Questo è un processo che avviene normalmente solo durante la prima infanzia, quando la razionalizzazione di tali connessioni rende il funzionamento del cervello più efficiente.

Questa ultima ricerca dimostra che un agente di imaging chiamato Florbetaben si lega direttamente alla beta-amiloide, e può essere utilizzato nell’imaging molecolare PET per visualizzare la proteina direttamente durante lo sviluppo dell’Alzheimer. Monitorando il raggruppamento e la diffusione di proteine beta-amiloide, i medici possono seguire la progressione della malattia a livello cellulare e molecolare.

Al trial clinico hanno partecipato 81 pazienti sospettati di soffrire di Alzheimer e 69 soggetti sani, in 18 diversi centri di ricerca in tutto il mondo, tutti di età superiore ai 55 anni. I cervelli dei soggetti studiati sono stati ripresi con la PET utilizzando il Florbetaben e come riferimento è stata scelta una zona del cervello completamente priva di amiloide. I ricercatori hanno scoperto che la loro tecnica era efficace nella diagnosi dell’Alzheimer sia visivamente che quantitativamente.

“L’imaging della beta-amiloide può aiutare i medici nel differenziare la malattia di Alzheimer da altri tipi di demenza”, ha dichiarato il dott. Sabri. “Inoltre, questa ricerca contribuirà a migliorare la qualità della vita dei pazienti che sono ancora nelle prime fasi del morbo di Alzheimer e che ancora riescono a svolgere un ruolo attivo nella pianificazione del proprio futuro”.

Attualmente sono in fase di sviluppo vari agenti per l’imaging della beta-amiloide, ma sembra che il Florbetaben sarà quello usato di routine, a causa della sua disponibilità. Si spera che con il perfezionamento dell’imaging della beta-amiloide gli scienziati saranno in grado di orientare meglio i nuovi trattamenti farmacologici per rallentare la malattia prima che si presentino danni irreparabili e la demenza.

Per maggiori informazioni, visitare:

Society of Nuclear Medicine:
http://www.snm.org/

Journal of Nuclear Medicine:
http://jnm.snmjournals.org/

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