Nuova frontiera chirurgia: valvole aortiche e polmonari sostituite per via percutanea

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Consentono di evitare l’intervento cardiochirurgico tradizionale in pazienti considerati non operabili a causa del rischio troppo elevato, e che fino a pochi anni fa rimanevano senza trattamento, dando vita a trattamenti molto meno pericolosi: la sostituzione di valvole aortiche e la riparazione di valvole mitraliche tramite catetere rappresentano la più recente procedura innovativa della cardiologia interventistica. È quanto mette in evidenza Corrado Tamburino, docente di Cardiologia all’Università di Catania, che spiega: “Queste metodiche sono destinate ad affiancarsi alle 130 mila angioplastiche che si eseguono ogni anno in Italia”.

Il primo di questi interventi per via percutanea è stato eseguito nel 2007 nella divisione cardiologia dell’Ospedale Ferrarotto dell’Università di Catania dall’equipe di Tamburino: si tratta di una tecnica, apparentemente semplice, che consiste nel “rompere” con un catetere a pallone la vecchia valvola, schiacciandola sulle pareti dell’aorta, e introdurre successivamente una valvola realizzata dal muscolo di maiale cucita all’interno di un grosso stent, montato a sua volta su un catetere di trasporto. “Lo stent viene portato all’altezza della vecchia valvola aortica al cui interno viene rilasciata la nuova”, spiega l’esperto. La convalescenza, considerando la tipologia di operazione, è piuttosto breve: “L’indomani della procedura i pazienti vengono mobilizzati e dimessi dopo circa 5 giorni”.

“Grazie a questa nuova metodica – spiega Tamburino – una paziente considerata inoperabile con l’intervento tradizionale a cuore aperto è stata trattata, in anestesia locale, con l’impianto di una valvola aortica biologica attraverso l’arteria femorale”. (ASCA)

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