Una notizia da prendere con le pinze si sta diffondendo in questi giorni. Arriva da Berlino e riguarda Timothy Ray Brown, un paziente malato di leucemia e affetto da Hiv. I suoi medici (Gero Hütter, Eckhard Thiel e Thomas Schneider dello Charité Universitätsmedizin Berlin) sono convinti di averlo, inavvertitamente, liberato dal virus.

La storia è questa. Il paziente è un cittadino statunitense che risiede nella città tedesca; ha ricevuto un trapianto di midollo osseo – il trattamento previsto per la leucemia – nel 2007; prima del trapianto, era stato sottoposto, come si fa di prassi, a chemioterapia e radioterapia; il suo sistema immunitario era quindi compromesso. In più, ha assunto farmaci immuno-soppressori per evitare che il suo corpo rigettasse le cellule staminali del donatore. Stando a quando riportato dai medici che lo hanno avuto in cura, però, è accaduta una cosa insperata: in seguito al trapianto, dell’Hiv non vi era più traccia. Ancora oggi, a 38 mesi dall’operazione, la situazione sarebbe stabile.

La spiegazione si troverebbe nel dna del donatore. Nelle cellule utilizzate è stata infatti  trovata una mutazione (presente in appena l’1% della popolazione caucasica dell’Europa del Nord e dell’Ovest) che porta le cellule stesse a non produrre una proteina, chiamata recettore CCR5. Questo recettore sembra essere fondamentale per i primi stadi dell’infezione del virus. In effetti, le persone che portano questa mutazione sono in parte immuni all’Hiv.

Le cellule trapiantate avrebbero anche distrutto, in qualche modo, le poche immunitarie del paziente sopravvissute ai trattamenti, e ancora infette.

La storia non è nuova alla stampa: era già emersa quando il caso era stato presentato alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections di Boston del 2008, e i medici hanno pubblicato il caso studio su New England Journal of Medicine nel febbraio del 2009. Ora, su Blood, sono stati pubblicati i risultati del follow-up. “ È ragionevole concludere che, in questo paziente, abbiamo ottenuto la cura dell’infezione dell’Hiv”.

L’entusiasmo è lecito, ma la prudenza è d’obbligo. Va detto, infatti, che la medicina non si fa su un caso isolato, e che non vi sono prove sufficienti per dire che una cura per l’Hiv sia stata realmente trovata. È possibile, invece che ora i ricercatori abbiano ora un nuovo meccanismo di infezione da indagare e nuovi studi clinici da progettare.

Fonte: Wired.it

Galileonet.it

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