Arriva Tapentadolo, nuova frontiera farmacologica nella lotta al dolore cronico

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Il dolore cronico non oncologico in Italia colpisce prevalentemente la fascia d’età tra i 45 e i 65 anni ed è dovuto, nella maggioranza dei casi, a lombalgie e dolori articolari (artrosi delle ginocchia, mani, anche). Il trattamento più diffuso è costituito dagli antinfiammatori (30,6%) ma il 45,5% dei pazienti non è soddisfatto delle terapia. Questi i risultati di 2 recenti survey realizzate da Doloredoc su 192 pazienti affetti da patologia dolorosa e 325 medici. Per una migliore gestione del problema, a breve sarà disponibile anche nel nostro Paese il farmaco che potrebbe rappresentare il capostipite di una nuova classe di analgesici.

 

Milano, 20 Settembre 2011 – Già presente in diversi Paesi europei, approderà da Ottobre anche in Italia tapentadolo (Palexia®), la prima vera novità farmacologica degli ultimi 25 anni nel trattamento del dolore cronico. Con il suo innovativo profilo farmacologico, promette di superare gli attuali limiti della terapia del dolore, garantendo una marcata efficacia analgesica, una superiore tollerabilità (in particolare gastrointestinale) rispetto agli oppioidi classici, una maggiore compliance e, quindi, una migliore qualità di vita per i pazienti con dolore cronico.

 

Secondo 2 indagini condotte tra maggio e luglio 2011 dal portale sanitario Doloredoc su 325 medici e 192 pazienti, tollerabilità (27,3%), efficacia (27%) e impatto sulla qualità di vita (16,8%) sono i principali criteri che guidano i clinici nella scelta del farmaco più appropriato per i malati di dolore cronico severo, i quali tuttavia si dichiarano insoddisfatti dei trattamenti assunti nel 45,5% dei casi. La causa è da ricercarsi in una insufficiente riduzione del dolore (51,6%) e nella presenza di effetti collaterali (28,4%) come nausea, sonnolenza, mal di testa o stipsi; inoltre, nel 30,6% dei casi, ai pazienti vengono prescritti farmaci antinfiammatori, dei quali spesso si abusa, benché non sempre siano adeguati a risolvere il problema.

 

Una conferma sul persistere dell’abuso di antinfiammatori arriva anche da Guido Fanelli, Coordinatore della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative, il quale fa il punto sullo stato di attuazione della Legge 38/2010, che ha riconosciuto alla sofferenza cronica la dignità di malattia. “A un anno e mezzo dalla sua approvazione, gli strumenti per l’applicazione della normativa sono stati completati al 90%”, precisa Fanelli. La vera battaglia ora va combattuta sul fronte culturale e dell’appropriatezza prescrittiva, per determinare un’inversione di tendenza nell’abitudine all’impiego inappropriato di FANS. A questo proposito, un utile strumento sarà il ‘Cruscotto’, attivato dal Ministero a fine giugno: uno specifico software per rilevare la tipologia delle prestazioni ospedaliere erogate e i farmaci prescritti”.

 

Sul fronte dell’appropriatezza terapeutica, la disponibilità di un’opzione farmacologica come tapentadolo potrà rappresentare un’efficace arma in più nella lotta al dolore. “Una guerra, e quella contro il dolore non può essere considerata altrimenti, si può vincere solo con buone armi”, sottolinea Salvatore Palermo, Dirigente medico Centro Medicina e Terapia del Dolore, A.O. Università San Martino di Genova. “Purtroppo, nell’ultimo decennio, l’introduzione di nuovi farmaci analgesici si è limitata alla riproposizione di vecchie molecole sotto nuove modalità di somministrazione o all’associazione di più molecole, al fine di sfruttare gli effetti sinergici, sia per aumentarne l’efficacia sia soprattutto per ridurre la comparsa di effetti collaterali. L’imminente commercializzazione anche in Italia di una nuova molecola con proprietà analgesiche, il tapentadolo, apre la via a nuove prospettive terapeutiche”.

 

“Tapentadolo rappresenta un farmaco di sicura innovatività, per le sue caratteristiche di meccanismo d’azione e di farmacocinetica: non necessita di attivazione metabolica ed è privo di significative interazioni a livello epatico e renale”, spiega Pierluigi Canonico, Preside Facoltà di Farmacia all’Università degli Studi del Piemonte Orientale e Presidente Società Italiana di Farmacologia. “Tali caratteristiche farmacologiche hanno fatto sì che tapentadolo possa costituire il prototipo di una nuova classe, i cosiddetti MOR-NRI, caratterizzata da un duplice meccanismo d’azione. Tali peculiarità conferiscono al farmaco una notevole efficacia, dovuta al sinergismo dei due meccanismi d’azione a fronte di un’ottima maneggevolezza e sicurezza. Questo si potrebbe rivelare particolarmente utile in tutte le condizioni di dolore cronico medio-grave e in un’ampia varietà di pazienti”.

 

Il nuovo farmaco si è dimostrato particolarmente efficace in campo ortopedico. “L’efficacia di tapentadolo è stata dimostrata nella lombalgia cronica”, dichiara Paolo Cherubino, Direttore Clinica Ortopedica Università Ospedale di Circolo di Varese. “In uno studio di fase III, la riduzione dell’intensità del dolore ottenuta con tapentadolo dopo 12 settimane è risultata significativamente superiore rispetto al placebo e simile a quella di altri analgesici centrali di riferimento, nei confronti dei quali il farmaco ha però dimostrato una migliore tollerabilità a livello gastrointestinale, determinando un minor tasso di interruzione volontaria della terapia”.

 

E’ risaputo che il dolore si manifesta prevalentemente nella popolazione anziana, perché l’età espone questi soggetti a un maggior rischio di sviluppare sia malattie neoplastiche sia osteodegenerative. “La somministrazione di farmaci analgesici in questa classe di pazienti è particolarmente difficile – aggiunge Salvatore Palermo – perché gli anziani solitamente ne assumono molti per combattere i tanti malanni da cui sono afflitti. E spesso i farmaci ad azione oppiacea sono di per sé poco tollerati perché i dosaggi efficaci si accompagnano a nausea, vomito, stordimento. E’ proprio in questi casi che tapentadolo si presenta con una marcia in più perché, grazie al suo metabolismo, che sfrutta vie alternative a quelle classiche, ha poca probabilità di andare a creare situazioni di interazioni farmacologiche”.

 

“L’impegno di Grünenthal nella lotta al dolore – conclude Thilo Stadler, Amministratore Delegato Grünenthal Italia – si concretizza non solo nella ricerca di soluzioni terapeutiche innovative in grado di migliorare la qualità di vita e delle cure del paziente con dolore, ma anche sostenendo iniziative e campagne di sensibilizzazione, atte a diffondere una nuova cultura del diritto a non soffrire. Raggiunto questo obiettivo, potremo veramente garantire una maggiore qualità di vita ai nostri pazienti, cambiando in positivo la loro esistenza e quella delle loro famiglie”.

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