Addio, Renato Dulbecco, protagonista mondiale della ricerca biomedica

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Con Renato Dulbecco scompare un protagonista di primo piano della ricerca biomedica fondamentale nel secondo dopoguerra e uno dei padri della virologia molecolare. Senza dimenticare che senza il suo sostegno e aiuto probabilmente il Progetto Genoma Umano non sarebbe stato varato così rapidamente, e che egli ha fatto il possibile per aiutare il suo paese d’origine, l’Italia, a riorganizzare la ricerca biomedica di base secondo criteri di qualità ed efficienza.

Dulbecco era nato a Catanzaro il 22 febbraio 1914 – tra due giorni avrebbe festeggiato il 98° compleanno – e, malgrado nutrisse un forte interesse per la matematica e la fisica, decideva di laurearsi in medicina a Torino, sotto la guida di Giuseppe Levi. Alla scuola di Levi conosceva Salvador Luria e Rita Levi Montalcini, che come lui sarebbero emigrati negli Stati Uniti, dove avrebbero contribuito ad aprire nuove frontiere della ricerca biomedica infine con il Nobel. Negli Stati Uniti Dulbecco arrivava nell’autunno del 1947, viaggiando con Rita Levi Montalcini, e veniva accolto inizialmente da Luria a Bloomimgton. Nel 1949 si traferiva al California Institute of Technology, dove sotto la guida di Max Delbruck iniziava a studiare i virus oncogeni animali. Al Caltech Dulbecco creava un agguerrito gruppo di ricerca, di cui facevano parte Margherite Vogt e Howard Temin.

Insieme dimostrarono che l’infezione di cellule animali normali con alcuni virus oncogeni ha come conseguenza l‘incorporazione nel genoma della cellula di geni derivati dal virus, che successivamente danno luogo alla trasformazione tumorale della cellula. In pratica, Dulbecco metteva a punto le metodologie grazie a cui Temin e David Baltimore avrebbero successivamente scoperto l’enzima trascrittasi inversa (Dna polimerasi Rna dipendente), che consente ai geni dei virus con un genoma a Rna di retro-trascrivere i geni in Dna e quindi incorporarli nella cellula ospite. E’ stata questa anche la motivazione con cui gli è stato assegnato il premio Nobel nel 1975.
Le ricerche di Dulbecco hanno consentito di comprendere i meccanismi molecolari di alcune forme di tumore, in particolare quelli causati da virus oncogeni, e di conseguenza anche i processi di trasformazione delle cellule normale in cellule tumorali. Sulla base di queste conoscenze sono migliorate le strategie di lotta contro il cancro.
Nel 1962 Dulbecco si trasferiva al Salk Institute di La Jolla, e nel 1972 all’Imperial Cancer Research Fund. Nel 1986, nel corso di alcune conferenze pubbliche e in un editoriale pubblicato su Science, proponeva di sequenziare il genoma umano, affermando che in questo modo si sarebbe arrivati a comprendere le basi genetiche del cancro. Nel 1993 tornò in Italia per dirigere l’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR. Nel 2005 ha collaborato a create il Progetto NOBEL (Network Operativo per la Biomedicina di eccellenza in Lombardia) promosso dalla Fondazione Cariplo, che stanzia 12 milioni di euro su tre anni per promuovere la ricerca scientifica d’eccellenza.
(Il Sole 24)

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