Percorsi di cura oltre la malattia oncologica: il paziente al centro anche dopo la guarigione

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oncologiaControlli clinici e percorsi psicologici, ma soprattutto uno stile di vita sano che eviti la solitudine, sono le soluzioni migliori per scongiurare le ricadute e per non farsi trovare impreparati ad affrontare una eventuale nuova battaglia contro il tumore. È il modello organizzativo dell’UOC di Oncologia Medica – RAO (Rete Assistenza Oncologica) diretta dal dott. Paolo Tralongo dell’ASP 8 Siracusa, che verrà presentato al meeting del 1° febbraio ad Aviano.

Siracusa, 29 gennaio 2013 – I pazienti che guariscono da un tumore dopo aver affrontato, superandola, una dura battaglia contro la malattia, non devono essere lasciati soli. Un lungovivente, cioè colui che ha appena terminato un percorso di cura con risultati positivi, necessita ancora di  assistenza, attraverso programmi di controllo e di cura, sia dal punto di vista clinico che psicologico.


Se ne parlerà anche venerdì 1° febbraio ad Aviano (Pordenone) nell’incontro “I survivors in oncologia: l’esperienza italiana”, al quale parteciperanno medici di varie regioni italiane e i rappresentanti delle associazioni di pazienti. Verrà illustrato il modello organizzativo dell’UOC di Oncologia Medica- RAO, diretta dal dottor Paolo Tralongo e basato sulla “centralità del paziente”. Saranno inoltre valutati altri modelli nazio nali e internazionali come quelli di Milano, Bari e degli USA.

“Dopo la diagnosi di un tumore i controlli periodici rappresentano un momento importante per la valutazione del paziente. Oltre alla sorveglianza della malattia oncologica di base, il follow up consente di prendere in considerazione altri aspetti della salute: le tossicità tardive, i secondi tumori, le comorbidità, la fatigue, l’educazione a stili di vita corretti (nutrizione, attività fisica, astensione da fumo e alcool), l’impatto psicosociale della malattia e tutte quelle condizioni comunque legate alla malattia oncologica che ostacolano il ritorno alla normale quotidianità e per le quali esistono strumenti e procedure di provata utilità ed efficacia – spiega il dottor Tralongo -.

Il follow up è un’ attività a bassa complessità solitamente basata su un’anamnesi accurata, sull’esame obiettivo generale e, in alcuni casi, su pochi esami strumentali, ben definiti da line e guida e da documenti di raccomandazione”.

I pazienti clinicamente guariti vengono seguiti anche dal punto di vista psicologico per una completa riabilitazione e, nella maggior parte dei casi, il loro supporto inizia fin dal momento della prima diagnosi. “Esistono dei percorsi specifici post guarigione – prosegue il dottor Tralongo -. In particolare, nella nostra Unità Operativa è attivo un programma di supporto che segue il paziente  per tutte le problematiche che possono derivare dalla diagnosi di un tumore, da quelle puramente cliniche a quelle psicosociali. L’ obiettivo è quello di creare una struttura interamente dedicata a questi pazienti in un’unità a sé stante ma al tempo stesso intimamente connessa con l’unità operativa in cui si effettuano le cure intensive”.

Non è escluso però che la malattia si ripresenti. Anche per questo il paziente non deve essere abbandonato a se stesso, come illustra il dottor Tralongo: “Nei primi periodi successivi al termine delle terapie oncologiche specifiche, i controlli devono essere necessariamente ravvicinati, per poi diradarsi man mano che ci si allontana nel tempo dall’insorgenza del tumore. Va ricordato che il malato guarito può cadere in recidive o contrarre un secondo tumore. Inoltre ci sono guarigioni che implicano stati di invalidità permanenti, più o meno gravi, che rendono il paziente dipendente dai presidi medici e da varie forme di assistenza”.
“Ai pazienti ai quale è stato diagnosticato un tumore e che hanno terminato le terapie iniziali di tipo chirurgico, medico o radioterapico, vengono generalmente proposti visite e controlli periodici, per verificare che non ci sia una ripresa della malattia, che non si verifichino effetti collaterali a distanza e che un’eventuale recidiva della malattia sia diagnosticata il prima possibile – aggiunge il dottor Tralongo -. I pazienti hanno superato la fase molto stressante della diagnosi e di cure decisamente impegnative e vogliono progressivamente tornare alla vita normale pur con la prospettiva di mantenere sotto osservazione il proprio stato di salute. Il paziente e i familiari vengono supportati in questo percorso fin dall’inizio della diagnosi di malattia”.

Il dottor Tralongo fornisce alcune indicazioni, utili al paziente lungovivente per mantenersi in salute: oltre ad avere abitudini di vita sane, consiglia di circondarsi di persone evitando così l’isolamento, per rinforzare anche la propria  psiche.

“Ciascuno di noi può fare tanto per ottenere un corretto stile di vita; cambiando abitudini e riducendo l’esposizione ai più noti fattori di rischio, è possibile mantenere uno stile di vita di qualità. Non iniziare a fumare, o interrompere questa abitudine, risulta quanto mai importante per la salute di chiunque e in particolare di un lungovivente. Le bevande alcoliche fanno parte dell’alimentazione e della cultura dell’uomo e il vino accompagna i pasti o una serata in compagnia. Tuttavia,  il consumo di alcool eccessivo è dannoso per l’organismo e può  essere  cause di malattie – conclude il dottor Tralongo –. Un esercizio costante e quotidiano consente di prevenire le malattie del cuore, ridurre il sovrappeso, le cadute, la depressione, l’osteoporosi, le complicanze broncopolmonari. Mangiare in modo vario ed equilibrato deve essere uno stile di vita quotidiano. È  un binomio che funziona quello tra la ricchezza delle relazioni personali e la salute: più si hanno amici, o persone da frequentare, nel corso della giornata, meno ci si ammala. L’isolamento può essere, molto spesso, più dannoso del fumo, della cattiva alimentazione e persino dell’obesità”.

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