Complicanze in chirurgia plastica, sempre meno all’aumentare della qualità della prestazione, Pietro Lorenzetti al congresso AICPE a Firenze

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befaroplastica-1Firenze, 18 marzo 2014 – Come ogni procedura chirurgica anche quelle di chirurgia plastica prevedono un certo grado di rischi, complicazioni ed effetti avversi. La buona notizia è che all’aumentare della qualità della prestazione i rischi diminuiscono drasticamente e così la sicurezza del paziente. E’ il topic della sessione che si è tenuta  sabato al II° Meeting Aicpe a Firenze moderata da Pietro Lorenzetti, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica a Roma, Milano e Firenze: “In particolare abbiamo discusso delle complicanze specifiche nella ‘blefaroplastica’ ma si è trattato di una occasione importante per discutere di come minimizzare tutte  le complicazioni per avere il massimo risultato in termini di soddisfazione dei pazienti. Il confronto continuo tra specialisti migliora le procedure e permette di una diminuzione degli effetti avversi.


Nella blefaroplastica della palpebra inferiore può accadere che dopo l’intervento sia visibile la ‘sclera’ dell’occhio con un effetto sgradevole, problema che può essere evitato usando l’accesso transcongiuntivale e nei soggetti anatomicamente predisposti con un piccolo innesto di grasso autologo (fat grafting).  E’ fondamentale discutere e chiarire al paziente che alcune situazioni sono rischi impliciti nella procedura e che altre dipendono anche dalla qualità del decorso post-operatorio. Gonfiori ed ematomi sono ad esempio normali conseguenze del traumatismo dei tessuti a seguito dell’atto chirurgico e diventano ‘complicazioni’ solo quando perdurino nel tempo. Il sieroma, ossia l’accumulo di liquidi nella zona operata, è un problema di basso livello ma relativamente frequente che si verifica nell’1% degli interventi ma che può essere limitato concordando con il paziente la sospensione di alcuni farmaci alcune settimane prima dell’intervento. I farmaci che determinano la fluidificazione del sangue come aspirina, eparina ed alcuni antinfiammatori, infatti aumentano questo rischio. In alcuni interventi si può prevenire applicando dei drenaggi che portino all’esterno i liquidi, ma è il medico che valuta caso per caso. Altro grande capitolo sono le cicatrici che possono diventare spesse, ipertrofiche e raramente ‘allargate’: fenomeno che può dipendere dalla tecnica di sutura inadeguata ma anche da una predisposizione del paziente ad una cattiva cicatrizzazione.

I rimedi sono molti e vanno dall’applicazione di particolari cerotti per le medicazioni, all’utilizzo di steroidi topici sino alla revisione chirurgica delle cicatrici in casi estremi e fortunatamente molto rari. Il dolore è ormai un fattore facilmente controllabile ma in una piccola percentuale di casi si può verificare un dolore prolungato causato da un intrappolamento dei nervi nel tessuto cicatriziale. Per fortuna si tratta di una eventualità rara. Insensibilità dei tessuti e parestesie sono fenomeni transitori che sono accettati dal paziente se durante la visita preoperatoria viene preparato a questa eventualità. In rari casi l’insensibilità è determinata da una eccessiva sollecitazione delle terminazioni nervose durante l’atto chirurgico, problema che un chirurgo esperto che conosca bene l’anatomia può facilmente scongiurare. Tutto ciò che non viene discusso infatti è vissuto dalle persone in maniera più negativa. Ecco perché un approfondito colloquio pre-operatorio in cui alche il paziente sia invitato a fare domande è l’arma più potente per evitare un contenzioso”.

Anche le infezioni devono essere considerate una evenienza rara se l’intervento viene eseguito in un ambiente idoneo (sala operatoria) in cui ci si attiene ad un corretto protocollo di sterilizzazione degli strumenti e igiene dei locali, inoltre il rischio di infezione è correlato alla durata dell’intervento. Gli interventi in ambulatorio contano il 15% in più di infezioni post operatorie. Per limitare al massimo le infezioni è prassi somministrare antibiotici nel periodo immediatamente successivo all’intervento e scongiurare l’attacco di patogeni come Stafilococchi e Streptococchi.

“Un altro capitolo molto importante per noi è relativo agli interventi di liposuzione che presentano un rischio di trombosi venosa profonda. Nonostante l’incidenza di questo problema sia rara, si tratta di un evento gravissimo che può portare alla morte del paziente, ecco perché qui la selezione del soggetto deve essere accuratissima. Nessun intervento estetico deve presentare un rischio alto. La trombosi è tipica degli interventi agli arti inferiori il cui rischio può essere limitato con la scelta di una anestesia locale chiamata ‘tumescente’ con un basso livello di tossicità per gli adipociti che permette una procedura veloce e poco traumatica (il sanguinamento è ridotto al minimo) e soprattutto con l’immediata deambulazione del paziente dopo l’intervento che permette di scongiurare eventi avversi” prosegue il Professor Lorenzetti.

Rara anche l’alopecia che si può verificare attorno alle cicatrici del lifting che si riduce con tecniche chirurgiche che riducano al massimo il traumatismo dei follicoli e che si risolve con la ricrescita spontanea e solo in rarissimi casi con il trapianto di nuovi follicoli.

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