Vibrione del colera: come diventa un batterio ‘pirata’.

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Quando il vibrione del colera entra in contatto con la chitina, una delle sostanze che formano i gusci dei crostacei di cui si nutre, diventa particolarmente aggressivo. Usando una specie di lancia, perfora qualsiasi batterio vicino per appropriarsi del suo materiale genetico e in particolare dei eventuali geni che conferiscono resistenza agli antibiotici.


I vibrioni così attivati sono particolarmente pericolosi perché distruggono facilmente la flora batterica intestinale protettiva.  Il vibrione del colera è un batterio “pirata”, capace di uccidere gli altri batteri pur di appropriarsi dell’armamentario genetico che gli permette di prosperare. Questo meccanismo, una forma di “trasferimento genico orizzontale”, permette a Vibrio cholerae di diventare più virulento assorbendo i tratti della sua preda. A scoprirlo sono stati i ricercatori dell’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne che firmano un articolo su “Science”.

Il batterio del colera vive nell’ambiente acquatico, dove si attacca a piccoli crostacei planctonici per nutrirsi dei componenti dei loro gusci, fra i quali predilige un polimero zuccherino chiamato chitina. Melanie Blokesch e colleghi hanno scoperto che in presenza di questa sostanza il vibrione diventa particolarmente aggressivo, sfoderando una sorta di “lancia” – propriamente, il sistema di secrezione di tipo VI – con cui perfora la membrana di qualsiasi batterio vicino (compresi altri vibrioni) per iniettarvi delle tossine. Le cellule così colpite muoiono e rilasciano nell’ambiente circostante il proprio materiale genetico, che viene prontamente inglobato dal vibrione predatore.

“In questo modo una singola cellula di V. cholerae può assorbire frammenti di DNA contenenti più di 40 geni provenienti da un altro batterio, realizzando il trasferimento genico orizzontale”, ha detto Melanie Blokesch. “Si tratta di una enorme quantità di nuove informazioni genetiche che permettono al vibrione di acquisire geni che possono renderlo più resistente alle minacce”, e in particolare agli antibiotici.

Lo studio, che chiarisce un nuovo modo in cui si può realizzare la dispersione dei fattori di virulenza e di resistenza agli antibiotici, suggerisce anche che l’ingestione di batteri in cui sia attivato il sistema di secrezione innescato dalla chitina possa rendere particolarmente aggressiva e pericolosa la patologia scatenata dal vibrione. Quando questo sistema è attivato, infatti, il vibrione riesce agevolmente a uccidere i batteri protettivi della flora intestinale umana.

I ricercatori stanno ora iniziando a studiare i meccanismi che permettono al vibrione di sfoderare la sua “lancia” in presenza di chitina e realizzare il trasferimento genico orizzontale. “Studiando questa interazione – spiega la Blokesch – possiamo comprendere meglio le forze evolutive che plasmano i patogeni umani e la trasmissione del colera.”

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