Chirurgia bariatrica: funziona meglio se affiancata da supporto psicologico

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Bisturi per dimagrire? Funziona meglio se al paziente viene offerto anche un supporto psicologico ad hoc. “Un inserimento armonico ed equilibrato della chirurgia bariatrica nella storia clinica ed esistenziale del paziente è un elemento fondamentale per il successo a breve e lungo termine della chirurgia bariatrica, che si basa sulla presenza di adeguate competenze cognitive e soprattutto emozionali”.

Parola di Lucio Rinaldi, responsabile dell’Area per i disturbi del comportamento alimentare presso il Day hospital di psichiatria clinica del Policlinico Gemelli di Roma.

Proprio per questo motivo al Gemelli è nata una originale collaborazione tra i chirurghi bariatrici e gli psichiatri. A un anno dall’attivazione del nuovo servizio di consulenza presso l’Ambulatorio di chirurgia dell’obesità del Dipartimento di scienze chirurgiche del Policlinico della Cattolica, di cui è responsabile Roberto Tacchino, il Gemelli fa un primo bilancio dell’attività. Da febbraio 2010, il servizio si occupa della valutazione dei pazienti da avviare alla chirurgia dell’obesità e anche del follow-up successivo all’intervento.

“La presenza di comorbidità psicopatologica è ben documentata in letteratura – considera Rinaldi – In molti casi l’obeso presenta significativa ansietà, ossessività, tendenza depressiva, una scarsa modulazione dell’aggresività, e trova nel rapporto con il cibo lo strumento di modulazione e di attenuazione di tali aspetti interiori”. Attraverso un percorso psicologico e motivazionale viene supportato e motivato a modificare il proprio stile di vita; a migliorare il proprio rapporto con il cibo e ad avere più consapevolezza di se stesso e delle proprie emozioni. In dettaglio, il Servizio di psichiatria del Gemelli effettua una valutazione clinica su quei pazienti obesi che presentano un’anamnesi positiva per la presenza di psicopatologia, profonda sofferenza emozionale, oppure riferiscono condotte di dipendenza o abuso di sostanze al colloquio anamnestico con il chirurgo.

I risultati delle valutazioni cliniche presso il Day hospital di psichiatria aiutano nella valutazione dell’idoneità del paziente ad affrontare l’intervento. Viene avviato un percorso di cura di durata variabile (3 mesi per il trattamento intensivo), alla fine del quale il paziente effettuerà nuovamente uno screening che valuti il livello di consapevolezza raggiunto e il tipo di ‘gestione emozionale’ acquisito.

“L’obiettivo è quello di fornire un servizio quanto più efficace, volto a comprendere il trattamento prioritario di cui necessiti il paziente obeso, che non sempre è quello chirurgico”, spiega Rinaldi. Nel primo anno di attività sono state 45 al mese, circa 550 in un anno, le prime visite presso l’ambulatorio di chirurgia dell’obesità del Gemelli; in media per uno di questi pazienti su 6 viene chiesto lo screening psichiatrico, circa il 16,6% (8 al mese) per un totale di circa 100 pazienti nel primo anno di attività del nuovo servizio, mentre gli altri proseguono l’iter operatorio con le valutazioni funzionali. Circa l’80% di questi pazienti sono stati valutati non operabili per la presenza di psicopatologia o perché non hanno aderito al programma di valutazione psichiatrica, mentre il restante 20%, giudicato idoneo, è stato operato.

Tali pazienti sono sottoposti a valutazione psichiatrica (mediante test e colloqui clinici) e in parte inseriti nei percorsi riabilitativi o psicoterapeutici nella fase pre o post-operatoria. “La complessità dell’intervento di chirurgia bariatrica – spiega Tacchino – non è tanto da ricondurre alla tecnica, quanto alla diversità delle variabili, che giocano un ruolo determinante per un successo terapeutico. L’intervento dello psichiatra che valuta il paziente obeso anche dal punto di vista psicologico è fondamentale perché – conclude – ci vuole consapevolezza e informazione quando bisogna affrontare un intervento per risolvere il problema dell’obesità”.

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