Infarto: cellule staminali per riparare il cuore danneggiato

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Con un ‘cocktail’ di 5 geni un gruppo di scienziati americani e’ riuscito a trasformare fibroblasti umani, semplici cellule del tessuto connettivo e cicatriziale, in cellule battenti del cuore. E’ un passo avanti verso la speranza di poter un giorno rigenerare, con un’iniezione personalizzata di cellule, il tessuto muscolare cardiaco di pazienti sopravvissuti a un infarto. Lo studio, pubblicato su ‘Stem Cell Reports’, e’ firmato dal gruppo di Deepak Srivastava, direttore del Gladstone Cardiovascular and Stem Cell Research, centro di ricerche che fa capo all’universita’ della California di San Francisco.
cardiomiociti
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Lo scorso anno Srivastava e colleghi, in un lavoro pubblicato su ‘Nature’, avevano messo a segno lo stesso traguardo nei topi, trasformando cellule del tessuto cicatriziale cardiaco – quello che ‘colonizza’ il cuore dopo un attacco – in cellule cardiache battenti. Per riprogrammare le cellule, i ricercatori avevano usato un mix di 3 geni, battezzato GMT. Ma quando hanno provato a trasferire il risultato nell’uomo – partendo da fibroblasti ottenuti da cellule fetali cardiache, o da staminali embrionali, o da cellule neonatali della pelle – si sono accorti che i 3 geni utilizzati nel topo non bastavano a riprogrammare le cellule umane.
“Cosi’ siamo tornati al ‘tavolo da disegno’ – spiega Ji-dong Fu, autore principale del nuovo studio – per cercare di trovare altri geni che potessero aiutarci a ottenere il risultato che volevamo”. Gli scienziati sono quindi arrivati a una rosa di 16 geni candidati, che sono stati testati uno per uno fino a individuare quelli giusti: iniettando un cocktail di 5 geni (il mix GMT piu’ altri 2, ESRRG e MESP1), i ricercatori sono riusciti a riprogrammare fibroblasti umani in cellule cardiache battenti. E aggiungendo ancora altri 2 geni (MYOCD e ZFPM2), il risultato ottenuto era ancora piu’ completo.

“Nel nostro studio quasi tutte le cellule trattate con il cocktail di geni hanno mostrato almeno una parziale trasformazione”, sottolinea Fu. E “circa il 20% di queste erano capaci di trasmettere segnali elettrici, una caratteristica chiave delle cellule battenti. Ovviamente – precisa lo scienziato – resta ancora da capire cosa in molte cellule ha ostacolato una trasformazione piu’ completa”. Ma secondo il ricercatore “i tassi di successo potrebbero essere aumentati passando dalle piastre di laboratorio ai cuori veri, come negli esperimenti che abbiamo condotto sui topi”.
Nell’immediato futuro, il prossimo passo sara’ quello di testare il cocktail di 5 geni sui cuori di mammiferi piu’ grandi dei roditori, per esempio i maiali. E la speranza degli studiosi di arrivare, alla fine, a sostituire il mix di geni con un cocktail di molecole simili a farmaci, che potrebbero semplificare la procedura e renderla anche piu’ sicura.
“Con oltre 5 milioni di persone sopravvissute a un attacco di cuore solo negli Stati Uniti, il cui cuore ‘scompensato’ ha perso la capacita’ di battere al meglio – commenta Srivastata – le nostre ricerche, insieme a quelle pubblicate di recente da altri colleghi, ci portano a punto critico. Ora, infatti, abbiamo solide basi per cercare di mettere a punto un modo per ‘invertire’ il danno cardiaco (qualcosa che in passato sembrava impossibile), e cambiare il futuro trattamento degli attacchi di cuore”. (Adnkronos Salute)

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