Diabete: interventi per ridurre il rischio nelle donne

0

Interventi decisi sullo stile di vita o un regime terapeutico specifico possono avere un effetto protettivo contro il diabete di tipo 2 nelle donne con una storia di diabete gestazionale, che sono notoriamente piu’ a rischio di sviluppare questa malattia.


E’ questo, in estrema sintesi, quanto emerso da uno studio americano pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Il diabete gestazionale e’ una forma di diabete che si sviluppa durante la gravidanza, in genere nel secondo trimestre. Questa condizione causa un aumento dei livelli di glucosio nel sangue.diabete I ricercatori hanno coinvolto nello studio 288 donne con una storia di diabete gestazionale e 1.226 madri sane.

Alcune donne sono state sottoposte a significativi interventi sullo stile di vita, come la riduzione del 7 per cento del peso corporeo e l’esecuzione di esercizio fisico per 150 minuti alla settimana, oppure hanno assunto il farmaco anti-diabete metformina. Altre invece hanno ricevuto solo del placebo.

Ebbene dall’analisi sistematica dei livelli di glucosio nel sangue, le donne con una storia di diabete gestazionale che hanno assunto il farmaco o che hanno eseguito significativi cambiamenti nello stile di vita sono risultate meno a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. In particolare, le donne con diabete gestazionale che hanno subito interventi sullo stile di vita hanno avuto una riduzione del 35,2 per cento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Il rischio e’ stato ridotto del 40,4 per cento tra le donne con una storia della condizione che hanno assunto metformina.

Inoltre, le donne con una storia di diabete gestazionale che hanno ricevuto solo il placebo hanno avuto il 48 per cento di probabilita’ in piu’ di ammalarsi di diabete di tipo 2 rispetto alle donne senza una storia di diabete gestazionale. “Gli intervento medici e sullo stile di vita sono risultati straordinariamente efficaci nel rallentare la progressione del diabete di tipo 2 in questa popolazione a rischio”, ha concluso Vanita Aroda del MedStar Health Research Institute di Hyattsville (Usa), autore dello studio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *