Tumore metastatico del colon: cure appropriate dopo un test genetico eseguito sui pazienti

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Con le terapie più indicate nel singolo caso la sopravvivenza può passare da sei a 30 mesi. Italia all’avanguardia. Regole da seguire per prevenzione e diagnosi precoce

L’Esmo, la Società Europea di Oncologia Medica, ha rilasciato delle nuove linee guida per la terapia del tumore del colon retto metastatico, frutto delle nuove opzioni di cura disponibili sempre più personalizzate in base al sottotipo di cancro e alle mutazioni genetiche presenti in ciascun paziente.«Il trattamento del carcinoma colonrettale metastatico è diventato sempre più complesso – spiega Eric Van Custen, a capo della commissione europea che ha condotto il lavoro pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Annals of Oncology e docente all’Università di Gasthuisberg/Leuven in Belgio -: è fondamentale avere un approccio strategico, che stabilisca qual è la procedura migliore da seguire nel singolo caso».

Con le cure giuste la sopravvivenza può passare da sei a 30 mesi

Nel dicembre 2014 l’Esmo aveva convocato un panel internazionale di esperti affinché, concentrandosi sui singoli sottotipi di questa neoplasia e sulla base delle più recenti scoperte genetiche, analizzasse accuratamente gli esiti delle sperimentazioni condotte negli ultimi anni e stabilisse qual è l’iter da seguire di fronte a questa patologia nelle sue fasi più avanzate.Una delle principali innovazioni contenuta nelle linee guida è l’algoritmo terapeutico che prende in considerazione, oltre alle caratteristiche biologiche del tumore, anche le condizioni fisiche generali del paziente. In base alle singole situazioni si può decidere di ridurre le dimensioni della lesione o di rallentare la progressione della malattia e, sulla scorta dei biomarcatori molecolari ad oggi disponibili, sui può optare per chirurgia, farmaci, radioterapia, chirurgia, somministrate singolarmente, in successione o in combinazione fra loro. Le raccomandazioni, inoltre, prevedono che a tutti i pazienti con un cancro del colon retto metastatico venga fatto il test genetico per verificare la presenza o meno di mutazioni dei geni RAS e BRAF, mentre crescono le evidenze sull’importanza del test anche per il MSI.«Diverse ricerche scientifiche hanno ormai chiarito che se la terapia prescritta si basa sulle mutazioni genetiche del singolo tumore la sopravvivenza di molti pazienti può passare da sei a 30 mesi» sottolinea Van Custen.

Italia all’avanguardia: test genetico a tutti i pazienti con metastasi
«Ogni anno 52mila italiani si ammalano di tumore del colon, il più frequente in assoluto – dice Stefano Cascinu, direttore del Dipartimento di Oncologia e Ematologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Policlinico di Modena -. Circa il 20 per cento di loro arriva alla diagnosi quando la neoplasia è già in stadio avanzato, ma un 30-40 per cento dei pazienti con linfonodi positivi diventerà metastatico nei cinque anni successivi alla chirurgia. E’ un problema ancora importante, contro il quale però abbiamo nuovi farmaci che ci permettono dei miglioramenti. Il 40-50 per cento di questi malati ha tumori KRAS e NRAS mutati, un 8-10 per cento presenta mutazione BRAF. In Italia – sottolinea l’esperto-, le linee guida dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) già prevedono quanto indicato dall’Esmo: il test genetico per la determinazione delle mutazioni viene fatta al momento della diagnosi di malattia metastatica ed è usata per la scelta terapeutica. Se non mutati si sceglie un inibitore di EGFR (panitumumab o cetuximab), se mutati bevacizumab, sempre combinati con chemioterapia. E’ importante è però sottolineare che se i pazienti ricevono queste terapie hanno una sopravvivenza che arriva a 30 mesi».

Test per la diagnosi precoce e la prevenzione: che cosa fare o evitare

Circa l’80 per cento dei carcinomi del colon-retto insorge a partire da lesioni precancerose (adenomi o polipi adenomatosi), che impiegano anni (tra 7 e 15, in media) per trasformarsi in forme maligne. È in questa finestra temporale che lo screening con test per la ricerca del sangue occulto nelle feci consente di fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose. E se il tumore viene scoperto agli stadi iniziali le possibilità di guarigione sono di gran lunga superiori.Nel nostro Paese viene offerto gratuitamente un test per Sof ogni due anni ai cittadini fra i 50 e i 70 anni.

E’ semplice e indolore: si raccoglie un campione di feci con una piccola provetta che si consegna alla farmacia più vicina, per poi ricevere l’esito dell’analisi a casa.Per la prevenzione di questo tumore è poi importante seguire una dieta equilibrata (ridotto consumo di carni rosse e di insaccati, farine e zuccheri raffinati) ed evitare sovrappeso, obesità, ridotta attività fisica, fumo ed eccesso di alcol, che – come è ormai stato ampiamente dimostrato – fanno crescere le probabilità di ammalarsi.

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