Tiroide: patologie legate ad essa si aggravano con il fumo

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Ghiandola tiroidea
È la condizione di ipertiroidismo più diffusa, colpisce il 2% della popolazione femminile e coglie soprattutto le donne, in proporzione di 6 a 1 rispetto agli uomini. L’esordio è spesso rapido, ed è sicuramente favorito dal fumo di sigaretta: è il Morbo di Basedow-Graves, una patologia della tiroide autoimmune che il 2 luglio sarà al centro del Secondo Corso Internazionale di Chirurgia Endocrina “Graves’ Disease” che si terrà a Varese.

“Il Morbo di Graves si caratterizza per un’iperattività della ghiandola tiroidea che produce una quantità eccessiva di ormoni tiroidei nel sangue – spiega Luigi Bartalena, direttore della Cattedra di Endocrinologia dell’Ospedale di Circolo di Varese -. È una malattia di origine autoimmune, legata pertanto a un disordine del sistema immunitario, che attacca la tiroide. La causa ultima di questa forma di ipertiroidismo è la presenza in circolo di anticorpi che stimolano la tiroide a funzionare in maniera continua e incontrollata”.

È una patologia più diffusa tra le donne (6 donne : 1 uomo) e si manifesta con i sintomi tipici dell’ipertiroidismo: palpitazione, tachicardia, nervosismo, perdita di peso, intolleranza al caldo, debolezza muscolare “e può portare a un coinvolgimento anche oculare con la orbitopatia basedoviana – spiega Gianlorenzo Dionigi, direttore del Centro di Ricerche di Endocrinochirurgia dell’Università degli Studi dell’Insubria – che comporta l’esoftalmo, ossia una visibile sporgenza degli occhi, che può determinare a sua volta problemi molto seri, come la diplopia, ossia lo sdoppiamento delle immagini e pertanto incidere notevolmente sulla qualità di vita del paziente”.

È ormai dato per certo il rapporto tra il fumo di sigaretta e il disturbo tiroideo: “Dal punto di vista clinico – continua Dionigi – l’esordio dell’ipertiroidismo è spesso rapido e drammatico ed è sicuramente favorito dal fumo della sigaretta. È infatti certo il legame tra il fumo e il Morbo di Graves: in soggetti predisposti aumenta il rischio di sviluppare la malattia, invece in soggetti già ammalati comporta un aggravamento dei sintomi e rende meno efficaci le terapie”.

Il congresso affronterà tutti gli aspetti connessi al Morbo di Basedow, dalle cause, alla diagnosi, alle diverse terapie d’intervento – medica, radiante e chirurgica – da adottare a seconda della tipologia di pazienti. Si discuteranno le misure da prendere per bambini, le donne in gravidanza e i pazienti con grave oftalmopatia. “Una sezione del congresso sarà dedicata alla nuove prospettive terapeutiche – conclude il professor Bartalena –. In particolare la ricerca si sta concentrando sulle origini autoimmuni della malattia: sono in corsi studi volti a valutare l’efficacia di farmaci immunomodulanti e i primi dati disponibili sono incoraggianti”. (ASCA)

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