[AME] Il diabete mellito di tipo 2: novità terapeutiche

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L’OMS lancia l’allarme: secondo gli ultimi dati presentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il diabete mellito (chiamato così dagli antichi greci per la presenza di urine dolci) è infatti in forte espansione.

Preoccupante anche la situazione in Italia: nel nostro Paese la percentuale sulla popolazione totale è passata dal 2,5% relativa agli anni ’70 all’attuale 4,5%.

Fortunatamente, la ricerca scientifica è in grado di fornire sempre nuove opportunità di cura. Oggi è infatti possibile utilizzare nuovi e validi farmaci che, comunque, vanno maneggiati con padronanza e in casistiche selezionate di pazienti. Fra questi:

  • gli analoghi dell’insulina rapidi (lispro, aspart, glulisina)
  • gli analoghi dell’insulina lenti o basali (glargina, detemir)
  • le miscele insuliniche di vario tipo (analoghi bifasici: lispromix, aspart bifasica)
  • gli agonisti del glp-1, gli inibitori delle dpp-4, i glitazoni, le glinidi

Le Incretine

Probabilmente i farmaci più innovativi sono le Incretine, la cui scoperta è derivata dalle conoscenze sempre più approfondite sulla fisiopatologia del diabete tipo 2.

Le Incretine, che rivestono un ruolo fondamentale proprio nel diabete di tipo 2,

sono ormoni che vengono rilasciati a livello gastrointestinale dopo l’assunzione di cibo.

Tra le Incretine, quelle essenziali nella regolazione del glucosio sono:

  • GIP (Polipeptide Insulinotropo Glucosio Dipendente)
  • GLP-1 (Glucagone Like Peptide – 1)

L’azione del GIP consiste nello stimolare il rilascio di insulina glucosio-dipendente dalle cellule beta del pancreas, in modo che l’insulina aumenti la captazione del glucosio nei tessuti periferici. Il GLP-1 diminuisce il rilascio di glucagone glucosio-dipendente da parte delle cellule alfa del pancreas.

La combinazione di queste due funzioni (aumento dell’insulina e riduzione del glucagone)  favorisce l’omeostasi glicemica. Questi ormoni, però, “vivono” solo pochi minuti in circolo (un tempo troppo breve perché la loro azione sia efficace se somministrati dall’esterno) e il loro “killer” è un enzima, il Dpp-4 (Dipeptidil peptidasi – 4).

Diversi studi hanno evidenziato come nei pazienti diabetici la sintesi post-prandiale di Incretine sia ridotta rispetto ai soggetti sani.

Farmacologicamente sono state sviluppate molecole quali exenatide (derivata da una sostanza presente nella saliva della lucertola gigante “Gila Monster” delle pianure del Sud-Ovest degli Stati Uniti) e la Liraglutide, analoghi del GLP-1 e capaci di resistere alla degradazione da parte della Dpp-4. Hanno dunque una emivita di gran lunga più prolungata, potendo essere somministrati, per via sottocutanea, due volte (l’exenatide) o una volta (liraglutide) al giorno. Allo stesso modo sono state create alcune sostanze, come sitagliptin, capaci di bloccare l’enzima Dpp-4 e pertanto definite “inibitori dell’enzima Dpp-4”.

Tutti questi farmaci, di gran lunga più costosi dei precedenti, andrebbero prescritti in maniera appropriata, valutando caso per caso il paziente che possa trarne vantaggio. Inoltre, andrebbero valutati attentamente gli effetti collaterali e i rischi ad essi connessi, come del resto per i farmaci di vecchia generazione. Molti dei nuovi medicinali possono essere prescritti solo dallo specialista autorizzato previo piano terapeutico o sottoposti a monitoraggio da parte dell’Associazione Italiana del Farmaco (AIFA).

I nuovi standard di cura del diabete hanno delineato come procedere nel trattamento di questa patologia, dal diabete di nuova diagnosi a quello di maggiore durata e, nel caso di fallimento di una determinata terapia, nel raggiungimento di un buon controllo metabolico. Per ognuno dei farmaci antidiabetici orali, insuline ed analoghi, la letteratura scientifica più recente fornisce standard nei quali sono chiaramente espressi tutti i dati disponibili sulla loro efficacia, rischi e tollerabilità.

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