Bloccando l’rNTP, la capacità dell’HIV di replicarsi all’interno dei macrofagi viene diminuita del 90 per cento: proprio questo dato apre la strada un nuovo fronte nella lotta al virus.

Una delle caratteristiche più evidenti dell’HIV è la sua capacità di adattamento e di sopravvivenza agli attacchi del sistema immunitario dell’ospite: proprio questa peculiarità ora potrebbe fornire la chiave per fermare il virus. È questa l’ipotesi avanzata dai ricercatori dello University of Rochester Medical Center e della sulle pagine del Journal of Biological Chemistry.

Uno dei “nascondigli” preferiti dal virus sono i macrofagi, le cellule del sistema immunitario deputate alla distruzione di organismi estranei che hanno invaso l’organismo o di residui dello smaltimento delle strutture cellulari. Questo comportamento ha affascinato Baek Kim professore di microbiologia e immunologia dell’Università di Rochester, e Raymond F. Schinazi, direttore del Laboratory of Biochemical Pharmacology dell’Emory’s Center for AIDS Research, che si sono così dedicati a studiare in che modo il virus riesca a mettere da parte il suo usuale metodo di replicazione quando si trova nei macrofagi.

In effetti i due ricercatori hanno trovato che quando all’interno del macrofago l’HIV si trova di fronte a una mancanza del macchinario molecolare necessario alla replicazione, si adatta bypassando una delle molecole normalmente utilizzate per sfruttare invece un’altra molecola disponibile.

Normalmente, infatti, il virus utilizza deossinucleotide trifosfato (dNTP), uno dei mattoni elementari necessari al macchinario genetico del virus, ma questa molecola è difficilmente presente nei macrofagi, in cui si trovano invece alti livelli di una molecola simile ma molto più versatile, chiamata rNTP, ribonucleotide trifosfato: quest’ultima ricerca ha permesso di scoprire che l’HIV utilizza primariamente rNTP invece del dNTP per replicarsi all’interno dei macrofagi.

“Normalmente il virus utilizzerebbe solo dNTP ma questa molecola semplicemente non è disponibile in grandi quantità nei macrofagi; per questo l’HIV comincia a utilizzare rNTP che da un punto di vista chimico è abbastanza simile”, ha commentato Kim. “Il virus semplicemente ha bisogno di terminare il processo di replicazione, e utilizza qualunque risorsa sia disponibile.”

Bloccando la possibilità di interagire con l’rNTP, la capacità dell’HIV di replicarsi all’interno dei macrofagi viene diminuita del 90 per cento. Proprio questo dato apre la strada un nuovo fronte nella lotta all’HIV: gli attuali farmaci infatti hanno come bersaglio il dNTP, non l’rNTP, e sono diretti a contrastare l’infezione delle cellule immunitarie denominate CD4+ T. la nuova ricerca invece sembra indicare nei macrofagi un nuovo possibile bersaglio terapeutico.

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