Il virus della dengue e i suoi segreti

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L’areale di diffusione di questa malattia, che colpisce ogni anno fra i 50 e i 100 milioni di persone e provoca 22.000 decessi, si sta allargando

I particolari del ciclo di vita dei flavivirus, fra i quali si annoverano quelli della Dengue e il West Nile Virus, sono stati identificati da un gruppo di ricercatori dell’Instituto de Medicina Molecular a Lisbona, in Portogallo, e dell’Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ), che li hanno illustrati nel corso di una conferenza (“Characterization of the interaction of the dengue virus capsid protein with lipid droplets”) al convegno annuale della Biophysical Society in corso a Baltimora.

Applicando tecniche biofisiche come la risonanza magnetica nucleare e di analisi del sequenziamento del genoma, i ricercatori sono in particolare riusciti a tracciare un quadro delle interazioni delle proteine del capside del virus necessarie con aggregati di lipidi intracellulari necessarie perché esso possa replicarsi.

La denque è trasmessa dalle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus il cui areale di diffusione comprende peraltro non solo le regioni tropicali ma anche parte di quelle temperate.

Il virus della dengue è l’agente eziologico di una delle febbri virali emorragiche più diffuse al mondo, per la quale non esiste attualmente la possibilità di una profilassi vaccinale. Circa il 40 per cento della popolazione mondiale vive in aree il cui vi è il rischio di contrarre la malattia e secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono fra i 50 e i 100 milioni le persone che ogni anno vengono infettate dal virus e 22.000 quelle che muoiono in conseguenza della malattia.

Negli Stati Uniti e in Francia nel 2010 sono stati registrati per la prima volta casi della malattia contratta localmente.

Normalmente l’infezione da dengue produce uno stato febbrile che non dà luogo a esiti fatali; tuttavia in alcuni casi la malattia si sviluppa sotto forma di febbre emorragica, che ha un tasso di mortalità del 10 per cento. Un aspetto particolare della malattia è che solitamente la prima infezione induce la forma benigna della patologia, ma che le eventuali successive reinfezioni, specie se avvenute a distanza di tempo, tendono ad aggravare progressivamente il quadro dando luogo alla forma emorragica.

“La sfida che la dengue e altri flavivirus pongono all’economia e ai sistemi sanitari delle nazioni colpite è di notevole portata. Trovare un trattamento della malattia sarebbe, oltre che di ovvio beneficio alla salute delle persone, anche positivo per quelle economie”, ha osservato il relatore della ricerca Ivo Martins.

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