L’anestesia peridurale accorcia in maniera sensibile la durata della prima fase del travaglio, con un prolungamento della seconda fase del parto.

E’ quanto si evince da uno studio sui cambiamenti delle dinamiche del travaglio nelle donne sottoposte ad anestesia peridurale, condotto su un campione di 600 pazienti, pubblicato sul ‘Journal of Obstetrics and Gynaecology Research’.
Alla ricerca ha preso parte una équipe di anestesisti, ginecologi, e ostetriche dell’ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina (Roma), col supporto statistico dell’Associazione Fatebenefratelli per la ricerca, in collaborazione con il dipartimento di Ostetricia e ginecologia dell’università Sapienza di Roma e la scuola di medicina dell’ospedale di Hammersmith a Londra (GB).

Lo studio ha preso in considerazione donne con travaglio fisiologico, quindi non sottoposte a cesareo, al primo parto e con gravidanza singola. Da questa ricerca si evince, in termini generali, che l’anestesia peridurale accorcia in maniera sensibile la durata della prima fase del travaglio, definita ‘dilatante’, con un tendenziale prolungamento della seconda fase del parto, detto periodo ‘espulsivo’.
“In base ai dati analizzati – spiega Giovanni Larciprete, ginecologo dell’ospedale Fatebenefratelli – è stato possibile estrapolare una nuova curva che ha ridefinito l’andamento del travaglio fin qui codificato, che non teneva conto del parametro dell’anestesia peridurale, oggi adottata dal 90% delle partorienti. Questo nuovo andamento del travaglio – rassicura il medico – non è da considerarsi dannoso, ma andava analizzato e codificato. Inoltre ci dà la conferma che l’anestesia peridurale non provoca aumento di parti cesarei”

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