Ipofisi: quando questa piccola ghiandola va in “corto”

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Sono così rari che non esistono dati precisi sulla loro diffusione e nella stragrande maggioranza dei casi sono benigni. I tumori dell’ipofisi potrebbero essere guariti, o tenuti sotto controllo per molti anni, senza conseguenze sulla qualità di vita dei malati se solo venissero individuati per tempo.

«Invece nella stragrande maggioranza dei casi si arriva alla diagnosi in ritardo, quando la massa tumorale ha già irrimediabilmente compromesso le capacità visive del paziente», spiega Renato Cozzi, dirigente medico dell’Endocrinologia all’Ospedale Niguarda di Milano, che ha parlato di questa patologia durante il Congresso Nazionale dell’Associazione medici endocrinologi tenutosi nei giorni scorsi a Udine.

ORMONI IN TILT – L’ipofisi è una ghiandola endocrina situata alla base del cranio, in prossimità dei nervi ottici, e controlla l’attività endocrina e metabolica di tutto l’organismo attraverso la secrezione di numerosi ormoni fra cui il somatropo (o GH, l’ormone della crescita) che stimola la deposizione del calcio nel tessuto osseo e la proliferazione delle cellule cartilaginee; la prolattina, che agisce sulla ghiandola mammaria stimolando la secrezione di latte dopo il parto; la corticotropina (ACTH) che determina a sua volta la sintesi e la secrezione molto rapida degli ormoni della corteccia surrenale e stimola il metabolismo. Ulteriori ormoni prodotti da questa piccola ghiandola, non più grande di un fagiolo, influenzano poi l’attività delle altre ghiandole endocrine: tiroide, surrene e gonadi (ovaie e testicoli). «Un tumore dell’ipofisi può avere effetti importanti sulla salute – aggiunge Cozzi – proprio perché manda letteralmente in tilt il sistema di produzione e regolazione degli ormoni. Poiché si tratta di neoplasie molto rare, però, si impiega generalmente molto tempo prima di pensare mettere in correlazioni i sintomi dei malati (spesso aspecifici e apparentemente non collegati tra di loro) con queste patologie».

ATTENTI A QUESTI SEGNALI – Accade così che si giunga alla diagnosi di adenoma ipofisario (di tipo non-secernente, ovvero che non produce ormoni) quando la persona ha gravissimi problemi di vista o è addirittura colpita da cecità. «Questa forma di cancro, scoperta in anticipo, può essere guarita con l’asportazione chirurgica o con farmaci – prosegue l’esperto -. Se però l’adenoma comprime i vicini nervi ottici e il paziente perde la vista, il danno è irreparabile. Basterebbe solo che gli oculisti (i primi a cui ci si rivolge se si hanno problemi agli occhi) facessero sempre un semplice esame del campo visivo per non perdere tempo: quando si evidenziano anomalie, una risonanza magnetica è spesso in grado di evidenziare anche un piccolo adenoma». Oltre ai problemi di vista, a frequenti mal di testa e stanchezza, ci sono i sintomi specifici causati dalla eccessiva produzione di un particolare ormone. Se, ad esempio, il tumore dell’ipofisi modifica i livelli di ormone della crescita può provocaregigantismo nei bambini (crescita veloce, altezza anche di molto superiore alla norma e dolori alle articolazioni) e acromegalia negli adulti (crescita delle ossa di cranio, mani e piedi, dolori alle articolazioni, modificazioni dell’aspetto legate alla crescita delle ossa facciali).
Alti livelli di prolattina, invece, provocano il blocco del ciclo mestruale e possono causare una produzione anomala di latte dal seno o, nell’uomo, impotenza e perdita di interesse per la sfera sessuale. Aumento di peso e dei peli sul corpo, obesità, depressione, alti livelli di zucchero nel sangue, diabete e ipertensione potrebbero essere causati da un eccesso di ACTH.

DIAGNOSI E CURE – In presenza di segnali sospetti è bene prenotare, senza attendere troppo, una visita con un endocrinologo che potrà verificare l’eventuale presenza di un adenoma con esami del sangue, delle urine e risonanza magnetica della ghiandola ipofisaria. Le cure prevedono l’intervento chirurgico, radioterapia (nei casi più gravi) o la somministrazione di farmaci differenti a seconda del tipo di tumore. Come per tutte le malattie rare è molto importante rivolgersi a centri specializzati dove è possibile disporre dei migliori trattamenti e contare sulla presenza di medici esperti. «Spesso l’asportazione chirurgica dell’adenoma, mantenendo intatta la normale funzione dell’ipofisi, risolve il problema definitivamente – conclude Cozzi -. A seconda vari casi di malattia, poi, abbiamo a disposizione farmaci che bloccano l’eccessiva produzione di ormoni (ad esempio, dopaminergici o analoghi della somatostatina) e garantiscono una buona qualità di vita al paziente, che potrà convivere con la malattia per molti anni».

Vera Martinella (Fondazione Veronesi)
Corriere.it

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