Tiroide: sei milioni di italiani con disturbi connessi, sette giorni per stanarli

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Di notte si girano e rigirano nel letto senza riuscire a dormire, di giorno sono irritabili senza un perché.

“Sono gli italiani con problemi alla tiroide, circa 6 milioni”, stima Giorgio De Toma, direttore del Dipartimento di chirurgia del Policlinico Umberto I di Roma, ai quali cambia la vita: da un giorno all’altro un sottile nervosismo, un gonfiore al collo che non si spiega, l’ago della bilancia che va su e giù. La tiroide, piccola ghiandola a forma di papillon alla base del collo, può giocare brutti scherzi. “E in questi casi scoprire l’origine dei disturbi all’esordio può rivelarsi strategico”, assicura Rocco Bellantone, presidente eletto del Club delle Unità di endocrinochirurgia (Uec) e direttore dell’Unità operativa di chirurgia endocrina del Policlinico Gemelli di Roma.
Punta dritto alla diagnosi precoce la IV Settimana nazionale della tiroide, promossa proprio dal Club delle Uec che associa più di 300 specialisti in tutta Italia. Da lunedì 16 a venerdì 20 aprile, oltre 100 centri specializzati della Penisola offriranno visite gratis e, dove necessario, proporranno un percorso di diagnosi e cura completo. L’iniziativa, lo scorso anno, ha registrato il tutto esaurito con più di 33 mila chiamate e 8.500 visite dispensate. Quest’anno il copione è lo stesso: da oggi al 20 aprile è attivo il numero verde 800-122910 (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18), per chiedere informazioni sul centro più vicino in cui prenotare la visita gratuita completa al collo.
Sette giorni per stanare malattie ancora sommerse.

“Un’attenta valutazione della storia clinica del paziente e, se necessario, il ricorso a esami ecografici con macchine sempre più sofisticate, consentono di rilevare noduli tiroidei spesso di piccole dimensioni in circa il 50% della popolazione – spiega Paolo Miccoli, direttore del Dipartimento di chirurgia generale dell’azienda ospedaliera universitaria pisana – La stragrande maggioranza di questi sono benigni, ma talvolta meritano approfondimenti”.
Nell’edizione dello scorso anno della Settimana della tiroide, per esempio, attraverso le visite specialistiche sono state scoperte alterazioni non ancora diagnosticate della ghiandola tiroidea per quasi una persona su 3, segnalano gli esperti. Nel 13% dei casi si trattava di noduli, ma sono state rilevate anche patologie come il gozzo nel 3% dei casi e tiroiditi nel 2%.
“Nella metà delle persone visitate – ricorda Lodovico Rosato, responsabile della Struttura complessa di chirurgia dell’ospedale di Ivrea (Torino) – si sono resi poi necessari ulteriori approfondimenti diagnostici, in particolare ecografia, esami degli ormoni tiroidei e ago aspirato. L’8% di tutti i soggetti, quasi 700 persone, ha avuto bisogno di una terapia farmacologica, mentre al 3,5%, circa 300 pazienti, è stato proposto l’intervento chirurgico”.
Oltre l’80% dei cittadini visitati era donna, di età compresa tra i 20 e i 45 anni. Nel 75% dei casi si trattava della prima visita. “Il nostro obiettivo – conclude De Toma – è che, con il contributo di tutte le Unità di endocrinochirurgia italiane, si dia lo stimolo per migliorare le conoscenze delle patologie tiroidee, sensibilizzando operatori sanitari e cittadini sull’importanza della diagnosi precoce per il miglioramento dei risultati delle terapie”.(ADNKRONOS)

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