Lotta al dolore e spending review. Gli esperti a Impact 2012: nessun taglio di risorse economiche per la corretta e completa applicazione della Legge 38

0

Il 29 e 30 Giugno, torna la task force che riunisce ogni anno a Firenze Istituzioni e addetti ai lavori, per promuovere la piena applicazione della normativa che, tutelando il diritto di ogni italiano a ricevere cure adeguate per il proprio dolore, ci pone all’avanguardia in Europa. Al centro del dibattito, l’impatto della “spending review” sulla realizzazione del modello di continuità assistenziale previsto dalla Legge, alla luce anche della recente intesa in Commissione Tecnica della Conferenza Stato-Regioni sui requisiti minimi per l’accreditamento di Hub e Spoke.

Firenze, 29 Giugno 2012– Anche con la crisi economica, la lotta al dolore deve restare una priorità, per garantire agli italiani la qualità delle cure cui hanno diritto per legge. E’ questo il monito con cui si è aperta oggi a Firenze la IV edizione di Impact proactive, l’unico summit multidisciplinare che ogni anno raduna tutte le componenti del sistema sanitario a vario titolo coinvolte nella gestione del paziente con dolore. Ministero della Salute, Regioni, oltre 65 Società Scientifiche, Associazioni di categoria e Fondazioni si ritrovano nella storica sede di Palazzo Corsini per fare il punto sullo stato di attuazione della Legge 38, condividere le esperienze più significative, far emergere criticità e proposte operative per una completa applicazione della normativa nella realtà quotidiana. Quattro tavole rotonde si susseguiranno nelle due giornate di lavori, spaziando da temi di carattere politico-strategico agli aspetti clinico-scientifici, per arrivare alle modalità di organizzazione dell’assistenza sul territorio.

“Impact proactive – spiega Gian Franco Gensini, Presidente del Comitato Scientifico Impact proactive e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze – opera per sostenere e accompagnare l’azione del Ministero, proponendo alle diverse professionalità sanitarie di collaborare insieme per un approccio integrato al problema dolore. Con il proposito di contribuire a diffondere la conoscenza delle Legge 38, dal 2010 abbiamo programmato numerose attività formative per gli addetti ai lavori e campagne di comunicazione rivolte ai cittadini”.
“Verso la medicina delle 4 P: predittiva, preventiva, personalizzata e partecipativa”è il titolo significativo scelto come filo conduttore di questa nuova edizione del workshop. “Compito del clinico – prosegue Gensini – è sempre di più cercare di prevenire e non solo curare; soprattutto, occorre puntare a un’assistenza il più possibile ‘su misura’ e a un rapporto interattivo col malato, che vada nella direzione di stabilire una vera alleanza di cura medico-paziente contro il dolore, come auspicato dalla stessa Legge. C’è però anche un altro tema che ci preme affrontare, nella sede di Impact 2012. Vogliamo valutare, confrontandoci con le Istituzioni, le Associazioni di categoria e le Società Scientifiche, come sia possibile portare avanti, secondo la programmazione prevista dalla normat iva, il modello organizzativo di continuità assistenziale fra Centri Hub, Centri Spoke e Medicina di famiglia, all’interno dell’attuale scenario nazionale in cui la spending review si profila con chiarezza anche nell’ambito sanitario”.

E proprio l’attuale crisi economica, le sue ripercussioni sul futuro della Legge 38 e sulla domanda di salute dei cittadini con dolore saranno il principale oggetto di discussione su cui dibatteranno gli esperti nella due giorni fiorentina.
“Contro la recessione–esordisce Guido Fanelli, membro del Comitato Scientifico Impact proactive e Presidente della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative –la ricetta per non penalizzare la qualità dell’assistenza ai malati di dolore non è praticare tagli incongrui ma seguire quanto stabilito dalle Linee Guida per lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali. Una corretta applicazione della Legge 38 sul territorio consentirebbe infatti un impiego migliore delle risorse disponibili, grazie a una maggiore appropriatezza terapeutica, alla riduzione delle prestazioni inutili e degli accessi impropri al Pronto Soccorso, generando nel medio termine considerevoli risparmi”.

Ma qual è la situazione, oggi, a 27 mesi dall’entrata in vigore della normativa? “Abbiamo fatto importanti progressi”,fa il punto Fanelli. “Dal prossimo anno accademico, partiranno i master per palliativisti e terapisti del dolore, secondo percorsi formativi omogenei identificati da MIUR e Ministero della Salute; l’obiettivo futuro sarà aumentare il numero delle Università in grado di erogarli. Con tutte le sigle della medicina generale, abbiamo inoltre concordato un iter didattico comune su terapia del dolore e cure palliative, per garantire ai medici di famiglia una preparazione uniforme; ora stiamo cercando di coinvolgere i farmacisti nel sistema della formazione. Sul fronte dell’appropriatezza prescrittiva, grazie anche alle semplificazioni introdotte dalla Legge, il consumo di oppioidi cresce del 23% su base annua, bench&eac ute; servano ulteriori sforzi per adeguarci alla media europea. Un’altra sfida che resta da affrontare è l’allineamento delle Regioni nei tempi di attivazione delle reti territoriali, ancora disomogenee. Oggi, col parere positivo della Commissione Tecnica della Conferenza Stato-Regioni sui requisiti minimi per l’accreditamento di Hub e Spoke, siamo a un punto di svolta: abbiamo praticamente tutti gli strumenti per rendere operativa la Legge 38. E’ il momento di intensificare l’impegno da parte di tutti: Ministero, Regioni, clinici e strutture sanitarie. I Direttori Generali prendano posizione e scelgano coraggiosamente di investire nella lotta al dolore perché, anche in tempo di crisi, in un Paese civile la tutela della dignità e della salute di chi soffre deve essere comunque garantita”.

“In tempi come questi –interviene Luigi Marroni, Assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana –noi amministratori siamo fortemente impegnati a conciliare razionalizzazione delle risorse e qualità dell’assistenza.Sono convinto che, soprattutto quando si tratta di lotta al dolore, questo sia non solo possibile ma assolutamente doveroso. Quella della lotta alla sofferenza è una questione di tipo non solo organizzativo, ma culturale; è un approccio multiforme, una strategia complessiva. In Toscana ci stiamo riuscendo con tante iniziative diversificate: dall’inserimento in cartella clinica della misurazione del dolore, al suo controllo come obiettivo su cui valutare le aziende, al grosso lavoro su hospice e cure palliative, fino alla legge da poco approvata dal Consiglio Regionale sull’uso della cannabis p er contrastare il dolore. Il cammino è ancora lungo, ma confidiamo di essere sulla buona strada”.

Un altro argomento, di natura più clinica, affrontato nella prima giornata di Impact riguarda una particolare tipologia di dolore ancora oggi poco conosciuta, di difficile diagnosi e spesso sottotrattata: il breakthrough pain.
“Il breakthrough pain, un’intensa esacerbazione del dolore che compare all’improvviso nel paziente con un dolore cronico di base stabilmente controllato, è stato in un primo tempo descritto nel malato oncologico”,chiarisce Antonio Gatti, Professore aggregato di Anestesia e Terapia del Dolore, Università degli Studi di Roma Tor Vergata e Responsabile HUB di Medicina del Dolore presso la Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata. “Negli ultimi anni, ricerche internazionali hanno segnalato una sua elevata prevalenza anche in pazienti non neoplastici, nei quali un mancato trattamento determina una marcata compromissione della qualità di vita. Secondo uno studio multicentrico italiano da noi coordinato, la percentuale di soggetti con breakthrough pain non oncologico è doppia rispetto a quella dei malati oncologici: il 49,5% di essi presenta u no o più attacchi di dolore intenso al giorno. Oggi abbiamo a disposizione specialità medicinali in grado di agire molto rapidamente, permettendo un rapido sollievo dal breakthrough pain oncologico ma, per le crisi gravi di dolore nel paziente non neoplastico, dobbiamo ancora standardizzare sia la diagnosi che l’approccio terapeutico. La ricerca medica, quindi, deve urgentemente impegnarsi per definire la migliore gestione del problema, in modo da garantire a tutte le persone che soffrono gli stessi diritti e le stesse possibilità di cura”.

Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito: www.impactproactive.it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *