La complicanza-tabu’ della donna con diabete

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SIDL’intervento di Katherine Esposito, professore di endocrinologia

e malattie del metabolismo alla II Università di Napoli 

Un nuovo questionario a 6 punti messo a punto da ricercatori di Napoli e Roma consente di rivelare la presenza della disfunzione sessuale femminile. Non esiste ancora l’equivalente del ‘viagra’ per la donna: la correzione per ora affidata a controllo del diabete e dieta mediterranea

La disfunzione sessuale femminile nella donna con diabete è una nuova patologia i cui contorni si stanno definendo in questi ultimi anni. Molto più articolata di quella maschile, la disfunzione sessuale femminile può coinvolgere tutta una serie di ‘domìni’ della sessualità femminile: dal desiderio, all’eccitazione, fino all’orgasmo.  Per questo è molto più complesso indagarla da parte del medico che non nella sua versione maschile. E paradossalmente sono molte più le donne degli uomini, in percentuale, a soffrire di disfunzioni sessuali. La disfunzione sessuale femminile è associata a una serie di problematiche metaboliche – come il diabete – per cui è necessario ‘slatentizzarla’, chiedendo proprio alla paziente come funziona la sua sessualità. Proprio quest’anno, la Consensus Conference di Princeton III, che da sempre si è occupata di disfunzione erettile, si è parlato di disfunzioni sessuali femminili, finalmente al centro dell’attenzione, come vera e propria patologia.

Il dato più recente, relativo alla prevalenza della disfunzione sessuale femminile, risale a qualche anno fa e indica nel 43% le donne interessate da questa condizione. “In Italia stiamo iniziando a quantificare il fenomeno solo da poco– dice Katherine Esposito, professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo alla II Università di Napoli – perché i medici raramente hanno posto attenzione a questo problema.


Oggi questa valutazione diventa più facile grazie a un questionario ad hoc, più ‘semplice’ dei precedenti – elaborato dalla nostra scuola di Napoli e da quella di Roma del professor Emmanuele Iannini – che presto ci permetterà di disporre del dato epidemiologico. Il questionario si basa su uno già esistente di 19 domande, che indagava tutti i domìni della sessualità femminile, ma che era troppo complesso e dettagliato per un suo impiego a livello ambulatoriale. Noi abbiamo provveduto a ‘snellirlo’, riducendolo a 6 domande pur conservandone l’efficacia.

La terapia. Una volta fatta la diagnosi, è importante cercare di correggere la disfunzione sessuale nella donna con diabete. In primo luogo migliorando il controllo metabolico della malattia, con un’adeguata aderenza alla terapia ma soprattutto migliorando l’adesione alle regole di uno stile di vita sano. Molto importante è l’alimentazione. La dieta mediterranea, ad esempio, è in grado di migliorare la sessualità della donna con sindrome metabolica.

La stessa Consensus di Princeton ha confermato che per combattere la disfunzione sessuale nella donna con diabete può essere di grande aiuto proprio questo ‘tesoro italiano: la dieta mediterranea, un cocktail di antiossidanti che migliora anche la disfunzione erettile. Insomma, una piacevole terapia di coppia!

“Anche in questo caso – commenta il professor Stefano Del Prato, Presidente della Società Italiana di Diabetologia – il ruolo del diabetologo diventa cruciale. A lui spetta il ruolo di indagare a 360 gradi tutte le complicanze collegate al diabete, inclusa la disfunzione sessuale della donna diabetica e a lui spetta il ruolo di gettare le basi della prevenzione e cura anche di questa complicanza. Come per l’uomo, anche nella donna, tra l’altro, la disfunzione erettile potrebbe essere il campanello di allarme di una patologia cardiovascolare. La disfunzione sessuale femminile va, quindi, ricercata attivamente, perché meno appariscente di quella maschile, ma altrettanto pesante nelle ricadute fisiche e psicologiche della persona con diabete”. Purtroppo, una terapia farmacologica ad hoc per la disfunzione sessuale femminile ancora non esiste; a differenza della variante maschile, infatti, ad oggi non si è riusciti a trovare un bersaglio farmacologico. In passato è stato utilizzato il testosterone, ma questa terapia ha senso se è coinvolto il calo del desiderio e, come tale, indicata solo per una parte delle disfunzioni sessuali femminili”.

Al momento, la prevenzione e la cura continuano a basarsi su accurata verifica, consapevolezza e corretto stile di vita.

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