Embolia polmonare: nel Lazio riguarda circa 1 persona ogni 700 abitanti e si contano 65.000 nuovi casi all’anno in italia. esperti a confronto sulla nuova terapia anticoagulante orale.

0

  Sabato 11 ottobre a Roma, un convegno per discutere di questa patologia severa, a volte letale, e confrontarsi sulle novità di trattamento apportate dai Nuovi Anticoagulanti Orali

Roma, 9 ottobre 2014 – L’Embolia Polmonare è una condizione severa, potenzialmente letale, sia nella forma acuta sia nella più rara forma cronica. Sabato 11 ottobre a Roma un evento dedicato a questa patologia poco conosciuta e di difficile diagnosi metterà a confronto esperti nell’ambito della cardiologia, medicina d’urgenza, radiologia, cardiochirurgia etc. per un approccio diagnostico-terapeutico multidisciplinare, anche alla luce delle nuove terapie disponibili rappresentate dai nuovi anticoagulanti orali. “L’Embolia Polmonare, nella sua forma acuta, riguarda in Italia circa 65.000 nuovi casi all’anno – afferma il Dott. Piero Tanzi, Primario cardiologo dell’Ospedale San Camillo-Forlanini e Presidente del Convegno – In particolare, si stima che nel Lazio 1 persona ogni 700 abitanti sia colpita da questa patologia”.

Oltre ad un’incidenza piuttosto elevata, l’embolia polmonare è una condizione con un alto tasso di recidiva.

“Inoltre – aggiunge il Dott. Tanzi – si tratta di una patologia con una mortalità del 10%, ciò significa che risulta fatale per una persona su 10 già dal primo evento”.

 

L’embolia polmonare si manifesta quando un coagulo di sangue si stacca e arriva al polmone. La migrazione del trombo ostruisce, completamente o parzialmente, uno o più rami dell’arteria polmonare bloccando l’afflusso di sangue a quella specifica parte dell’organo. Generalmente l’occlusione è provocata da parte di materiale embolico di origine extrapolmonare, molto più raramente da fenomeni di trombosi locale.

Le donne sono più colpite da embolia polmonare – ricorda il Dott. Piero Tanzima ci sono alcune condizioni, indipendenti dal genere, che concorrono alla formazione dei trombi e possono aumentare il rischio di manifestare questa condizione, come ad esempio aver subito interventi chirurgici o grandi  traumi, la presenza di varici, prolungati periodi di allettamento dovuti ad altre condizioni patologiche etc.”.

 

La prima problematica correlata alla gestione di questa patologia è che risulta difficile da diagnosticare. “La diagnosi tempestiva di embolia polmonare è difficile principalmente per due ragioni – precisa il Dott. Tanzi – la prima è riconducibile a sintomi scarsamente rappresentati che portano ad una forma cronica della malattia e quindi a un ritardo nella diagnosi; la seconda è la presenza di sintomi aspecifici. Per questo motivo è fondamentale valutare attentamente i fattori di rischio, in modo da procedere con una modalità di previsione diagnostica, individuando così i pazienti maggiormente a rischio”.

L’importanza di una diagnosi tempestiva dell’evento acuto e di un corretto follow-up è cruciale non solo per la prevenzione secondaria delle recidive ma anche e soprattutto per una diagnosi precoce della complicanza più temibile dell’embolia polmonare rappresentata dall’ipertensione polmonare tromboembolica cronica.

 

In questi ultimi anni sono stati molti i progressi ottenuti sia sul fronte della diagnosi sia su quello del trattamento delle forme acute e croniche di embolia polmonare. In particolare, a poco più di un anno dall’immissione in commercio dei Nuovi Anticoagulanti Orali, lo scenario per la prevenzione del rischio cardio-embolico è cambiato positivamente.

“La terapia standard in pazienti a rischio moderato per i quali non è indicata la trombolisi, si basa sulla somministrazione di eparina a basso peso molecolare, per via parentelare o somministrata sottocute, e antagonisti della vitamina K – afferma la Dott.ssa Maria Paola Cicini, Responsabile del Centro di Diagnosi e Cura dell’Ipertensione Polmonare presso l’Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma e Responsabile Scientifico del Convegno – Un approccio efficace ma complesso che oggi trova una valida alternativa nei nuovi anticoagulanti orali, più maneggevoli e sicuri, che non richiedono frequenti controlli ematologici per l’aggiustamento del dosaggio e non hanno alcuna interazione con i cibi e limitate con i farmaci”.

L’applicazione di un efficace regime terapeutico anticoagulante è pertanto l’elemento cruciale per esercitare misure preventive adeguate per il trattamento in acuto dell’embolia polmonare.

“In particolare rivaroxaban, un farmaco orale in monosomministrazione giornaliera – prosegue la Dott.ssa Cicini permette di trattare questi pazienti sin dal primo giorno della fase acuta e con una minore incidenza di eventi emorragici” .

 

Tra le complicanze dell’embolia polmonare, infine, un tema che verrà ampiamente discusso in sede di Convegno è quello dell’ipertensione polmonare tromboembolica cronica. “In circa il 3% dei pazienti con embolia polmonare, il mancato scioglimento completo del trombo comporta l’insorgenza di ipertensione polmonare trombo embolica – conclude la Dott.ssa Cicini – Una condizione che può richiedere un intervento cardochirurgico. Esiste comunque un 20% di pazienti non candidabili all’intervento,  per questi casi specifici abbiamo una recente novità farmacologica, rappresentata da riociguat, il primo farmaco ad oggi approvato con questa specifica indicazione”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *