Trombosi venosa profonda: nuovi paradigmi terapeutici grazie ai nuovi anticoagulanti orali

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Bologna, 10 ottobre 2014“Tutto in una notte” è il suggestivo titolo del Congresso FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti) Giovani Emilia Romagna che si svolge a Bologna il 10 ottobre 2014, dedicato alle situazioni che un giovane medico può trovarsi ad affrontare durante un turno di notte di guardia.

Il primo degli argomenti discussi durante il Congresso è la necessità di utilizzare una terapia anticoagulante nel caso di una trombosi venosa profonda, situazione assai frequente, potenzialmente molto impegnativa perché può mettere a repentaglio la vita di una persona.

La trombosi venosa profonda è la formazione di un coagulo di sangue all’interno di una vena profonda del corpo, che causa un’ostruzione parziale o completa al flusso del sangue. La complicanza più temuta di questa condizione è l’embolia polmonare, un’evenienza che si verifica quando un frammento di trombo si stacca e passa in circolo, per andarsi a fermare a livello delle arterie polmonari.
La trombosi venosa profonda ha un’incidenza annuale di oltre 800.000 casi ed è responsabile di circa 100.000 morti/anno per embolia polmonare associata.

“Da qualche tempo il medico ha uno strumento in più nel proprio arsenale terapeutico, rappresentato dai Nuovi Anticoagulanti OraliNAO, in particolare, rivaroxaban, che è l’unico di questa categoria farmacologica ad essere attualmente registrato e utilizzato in Italia con questa indicazione – dichiara il Dottor Giovanni Iosa, Presidente di FADOI Emilia Romagna e Direttore di una delle Unità Operative di Medicina Interna dell’AUSL della Romagna – La terapia tradizionale, che prevede la somministrazione di eparina a basso peso molecolare, con modalità iniettiva sottocutanea, 2 volte al giorno, e, a seguire, un altro anticoagulante per via orale (antagonista della vitamina K) viene, così, sostituita con risultati equivalenti da un’unica terapia orale molto maneggevole (2 compresse al giorno per tre settimane e poi, in seguito, una sola). Il trattamento con rivaroxaban – continua il dottor Iosa – ha i vantaggi di un approccio terapeutico con un unico farmaco orale, senza necessità di dover praticare iniezioni o dover effettuare un monitoraggio continuo dei parametri di coagulazione, come con gli antagonisti della vitamina K. Si tratta di una novità assolutamente rilevante, che vanta un’esperienza oramai avanzata, che sta entrando a tutti gli effetti nella pratica clinica quotidiana.”

“Ad oggi il farmaco, che oltre la trombosi venosa profonda prevede un’altra importante indicazione quale la prevenzione dell’ictus in pazienti affetti da Fibrillazione Atriale da assumersi in monosomministrazione giornaliera, è prescrivibile solo da un numero ristretto di specialisti, autorizzati dalle singole Aziende Ospedaliere, che sono gli unici abilitati alla prescrizione – aggiunge il dottor Iosa – Prescrizione che presuppone la compilazione per via telematica di un piano terapeutico, ossia un modulo che contiene le indicazioni e le modalità di trattamento. Per quanto riguarda la nostra Regione si deve fare riferimento al portale unificato per la Regione Emilia Romagna dei Servizi Sanitari”.

Il Congresso ha, inoltre, affrontato il tema delle forme di trombosi superficiali, complicanza di una patologia molto frequente, soprattutto nella popolazione femminile, quali l’insufficienza venosa.

“Si tratta di un quadro molto meno grave della forma profonda – conclude il dottor Iosa – In questo caso il trattamento prevede la somministrazione di eparina per via sottocutanea per un periodo breve (4-5 settimane)”.

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