Fabiola Gianotti è l’Italia(na) a capo del CERN, donna di scienza e nella scienza

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Le donne nella scienza, il futuro prossimo di LHC, il ruolo del CERN e le grandi questioni della fisica contemporanea. Dopo la nomina a direttore generale del più importante centro di fisica delle particelle del mondo, Fabiola Gianotti si racconta al direttore di “Le Scienze” .

“Il CERN non è solo un laboratorio di fisica delle particelle. È scienza, tecnologia, innovazione, istruzione. Ed è un esempio completo di collaborazione tra scienziati di tutto il mondo. E di pace. Questa convivenza non ci rende solo scienziati migliori. Ci rende persone migliori”.

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Cinquantadue anni, romana di nascita e milanese di formazione, dal 1° gennaio 2016 Fabiola Gianotti sarà la prima donna ad assumere il ruolo di direttore generale del CERN di Ginevra, fino a tutto il 2020. Ripartendo da dove, il 4 luglio 2012, con l’incarico di coordinatrice dell’esperimento Atlas, ebbe l’onore di annunciare la scoperta del bosone di Higgs, l’enigmatica particella che conferisce la massa a tutte le altre e che per quasi mezzo secolo era sfuggita ai fisici sperimentali.

Ad Atlas, che nasce dalla collaborazione di oltre 3000 studiosi provenienti da quasi 40 paesi, Gianotti lavora dal 1992, quando fu formato il gruppo che lo avrebbe progettato e realizzato.

All’inizio di agosto Maryam Mirzakhani è stata la prima donna a cui è stata assegnata la medaglia Fields, il massimo premio per la matematica, oggi lei affianca come direttore generale del CERN Agnieszka Zalewska, fisica polacca che dal 2013 ne è presidente. E in conferenza stampa avete dichiarato la vostra comune ammirazione per Marie Curie. Vi sentite ancora pioniere?

Durante il liceo lessi una biografia di Marie Curie. Rimasi impressionata da come conciliasse la ricerca con la vita familiare, quasi buttando un occhio ai fornelli e uno ai suoi esperimenti sulla radioattività. Era tutto lì, in casa, a portata di mano. Certo non avrei potuto costruirmi a casa un rivelatore come Atlas, ma la figura di Marie Curie ha certamente ispirato le mie scelte successive. Però no, non mi sento più una pioniera. Non lo siamo più. Da un secolo a questa parte sono stati fatti molti passi avanti. Ci sono molte donne al CERN, e in generale nella scienza. E continuano ad aumentare le donne a cui sono assegnati incarichi di responsabilità.

Allora possiamo dire che siete un buono spot per le donne nella scienza?

Uno dei grandi punti di forza del CERN è che celebra la diversità, in tutte le sue forme. Ci sono persone di etnie diverse, di religioni diverse, e anche sul fronte della diversità di genere è un luogo privilegiato. D’altra parte però è un bene che Agnieszka Zalewska e io ci troviamo in questa posizione nello stesso momento. Sarà nostra cura anche vigilare che in futuro le donne abbiano le stesse opportunità dei colleghi maschi nella ricerca fondamentale.

All’inizio del 2015, dopo uno stop tecnico di due anni, riprenderanno gli esperimenti del Large Hadron Collider (LHC), il grande collisore di particelle che ha permesso la scoperta del bosone di Higgs. Che clima si respira al CERN, nell’attesa?

LHC opererà a un’energia una volta e mezza superiore rispetto al primo ciclo sperimentale di tre anni. Perciò tra i fisici del CERN ci sono grandi aspettative. Speriamo di trovare nuove particelle, naturalmente. Di trovare risposte alle domande fondamentali che ci poniamo.

Molti suoi colleghi ripongono grandi speranze nella scoperta delle cosiddette particelle supersimmetriche, partner pesanti delle particelle elementari…

La supersimmetria, di per sé, è già un tentativo di risposta. I quesiti che ci poniamo sono altri. Per esempio ci chiediamo di che cosa sia fatta la materia oscura, che costituisce quasi un quarto dell’energia dell’universo e cinque sesti della materia. Poi ci chiediamo il perché dell’asimmetria tra materia e antimateria, ovvero la ragione per cui nell’universo esiste pochissima antimateria.  Queste sono le domande principali, e speriamo che nei prossimi anni LHC possa cominciare a farci intravedere qualche risposta. E poi, oltre alle nuove scoperte, i prossimi tre anni di attività ci permetteranno di effettuare misure di precisione sull’Higgs.

E per quanto riguarda un orizzonte più lontano?

Presto dovremo anche cominciare a pensare al futuro. A nuove tecnologie per raggiungere energie ancora più elevate di quelle di LHC a costi accessibili.

Uno dei punti a cui tiene particolarmente è l’impegno nell’istruzione…

Sì, il CERN ha anche la missione della divulgazione della scienza e dell’educazione. La sua esposizione permanente sull’universo delle particelle ha decine di migliaia di visitatori. E uno degli aspetti rilevanti del nostro lavoro deve essere la formazione delle nuove generazioni. La loro crescita in termini di cultura scientifica è fondamentale, anche nei paesi in via di sviluppo, dove l’istruzione è una delle cose di cui hanno più bisogno.

In questo senso come vede le politiche europee per la ricerca?

Mi sembra di poter dire che l’Europa fa molto, se penso al programma Horizon 2020, per esempio. Ma si può e si deve fare ancora di più per sfruttare al meglio le risorse, perché la scienza di base è fondamentale sia per il progresso della conoscenza che per lo sviluppo tecnologico.

(Una versione cartacea di questo articolo è stata pubblicata su “La Repubblica” il 5 novembre 2014. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati)

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