Autismo: imparare a ‘leggere’ i gesti dei bambini gia’ dai sei mesi di vita

0

Contrariamente a quanto si è creduto finora gli iniziali segni di possibile sviluppo dell’autismo si verificano nei primi 6 mesi di vita del neonato e si evidenziano specificatamente tra i 6 e i 12 mesi.
Lo afferma un nuovo studio condotto dell’Università della California-Davis (UCD) MIND Institute di Sacramento che mette il luce come i primi sintomi della malattia siano manifestati dal bambino nei primi 6 mesi di vita con la balbuzie, una riluttanza al contatto visivo e al sorriso.


Nello studio sono stati coinvolti 50 neonati che sono poi stati seguiti per cinque anni, analizzando il comportamento. Nello specifico sono stati controllati le occasioni in cui sorridevano, chiacchieravano o cercavano il contatto visivo.
Il gruppo di 50 neonati era formato da 25 ad alto rischio, con problemi famigliari e storia di autismo in famiglia. Gli altri 25 erano bambini a basso rischio, nati da gravidanza portata correttamente a termine e senza background di autismo in famiglia.
I dati raccolti a distanza di 12, 18, 24 e 36 mesi sono stati valutati utilizzando due sistemi diagnostici: il Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS) e il Autism Diagnostic Interview-Revised (ADI-R).

Le osservazioni hanno evidenziato che già a 12 mesi di età i bambini mostravano diverse modalità di comportamento e che l’86% dei bambini che hanno sviluppato l’autismo mostrava i sintomi dopo i 6 mesi di vita.
«La maggior parte dei bambini (autistici) nasce con una relativamente normale abilità sociale, ma poi attraverso un processo di graduale declino nella capacità di risposta sociale, i sintomi dell’autismo iniziano a emergere tra i 6 ei 12 mesi di età», commenta la dr.ssa Sally Ozonoff, professoressa di psichiatria e scienze comportamentali e coordinatrice dello studio.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla versione online della rivista dell’American Academy of Child & Adolescent Psychiatry e sono stati accolti dalla comunità scientifica come una possibilità in più per comprendere precocemente il possibile sviluppo della malattia ed essere d’aiuto già in fase iniziale ai genitori di questi bambini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *