Spiegata la sindrome di Tako-Tsubo
E’ per questo motivo che spesso viene assimilata al “crepacuore”. Un team di cardiologi, Leda Galiuto, Alberto Ranieri De Caterina, Angelo Porfidia, Lazzaro Paraggio, Sabrina Barchetta, Gabriella Locorotondo, Antonio G. Rebuzzi del dipartimento di Medicina cardiovascolare dell’Universita’ Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, guidato da Filippo Crea, hanno individuato il meccanismo che e’ alla base di questa curiosa patologia e hanno appena pubblicato un articolo sullo European Heart Journal, rivista della European Society of Cardiology. Un articolo che e’ gia’ fra i cinquanta piu’ letti nel settore. “Nell’80% dei pazienti i sintomi rientrano spontaneamente dopo un paio di settimane senza lasciare traccia – spiega Filippo Crea – mentre negli altri casi il danno persiste. Il punto e’ che il danno causato dalla sindrome e’ nel cuore, ma non nelle coronarie. Quello che noi abbiamo cercato di spiegare e’ il meccanismo che porta all’insorgenza di questi sintomi”. Per effettuare questo studio il gruppo guidato da Crea ha studiato quindici donne di eta’ media 68 anni per un mese. Grazie a questo studio, per la prima volta si e’ riusciti a individuare il meccanismo fisiopatologico della malattia. “Ci siamo concentrati sulla regione apicale del cuore – spiega la prima autrice Leda Galiuto, ricercatrice presso l’Istituto di Cardiologia della Cattolica – perche’ e’ li’ che e’ ubicata la disfunzione, tanto che il cuore assume la caratteristica forma a palloncino o, come hanno osservato i giapponesi, a forma di cesta per raccogliere i polipi, il Tako-Tsubo e’ appunto il nome di questa cesta in giapponese”. L’ipotesi dei ricercatori era che il meccanismo che condiziona la disfunzione risiede nello spasmo dei piccoli vasi coronarici, il cosiddetto microcircolo coronario. “Per dimostrare la veridicita’ della nostra ipotesi abbiamo utilizzato l’ecocontrastografia miocardica, una metodica di cui siamo pionieri e che consente di studiare in modo selettivo, sicuro, poco costoso e a letto del paziente proprio il microcircolo coronario”, spiega Galiuto. “Il microcircolo gioca un ruolo importante nelle malattie cardiache – aggiunge l’ordinario di Cardiologia della Cattolica Filippo Crea – e l’intensa vaso costrizione di questi piccoli vasi non si puo’ normalmente apprezzare in una coronarografia”. I ricercatori sono riusciti anche a dimostrare che questo spasmo microvascolare e’ reversibile e che una volta superata la fase acuta, si risolve anche la disfunzione microvascolare alla base dei sintomi osservati. “Nel paziente normalmente non rimangono danni perche’ la riduzione nell’apporto di sangue e’ si’ abbastanza grave da non fornire energia sufficiente al cuore per contrarsi, e di qui la forma ‘a palloncino’, ma non cosi’ grave da determinare la morte delle cellule cardiache come invece avviene in un infarto”, conclude Crea.