Cancro: il genoma dei pazienti potra’ svelare la validita’ delle cure

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Studiate le risposte a 18 farmaci anticancro da parte di 350 Dna di altrettanti pazienti

Cure mirate, farmaci a bersaglio molecolare, trattamenti scelti ad hoc per il singolo paziente. Ne sentiamo parlare in continuazione e capita di non capire bene fino a che punto siano una speranza futura o già una possibilità reale. La mappatura del Dna umano (avvenuta dieci anni fa) fino ad oggi è stata utile essenzialmente a migliorare la conoscenza dei tumori e a studiare aspetti genetici del cancro che, senza questo strumento, sarebbe stato impossibile capire. Ora il Dna dei pazienti «insegnerà» anche a curare il cancro con terapie sempre più personalizzate che tengano conto dei geni del singolo paziente e della sensibilità individuale a certi farmaci: è l’approccio testato per la prima volta a livello sperimentale al Massachusetts General Hospital Cancer Center e al Wellcome Trust Sanger Institute.

UN NUOVO PASSO AVANTI – In questo nuovo studio gli scienziati hanno studiato le risposte a 18 farmaci anticancro da parte di 350 Dna di altrettanti pazienti con tumori, prendendo campioni di cellule cancerose ed esaminando cosa succede se si somministra loro un certo farmaco. Sono stati così raggiunti i primi risultati nell’ambito dello studio Genomics of Drug Sensitivity: «L’obiettivo attuale – ha spiegato Andy Futreal, ricercatore che partecipa al progetto Genoma Cancro – è quello di raccogliere in cinque anni informazioni sulle risposte a 400 farmaci da parte di mille campioni di differenti neoplasie. In questo modo si decifrerà attraverso il codice genetico dei pazienti la sensibilità dei diversi tipi di cancro ai vari farmaci o alle combinazioni di medicinali». Per farne cosa, in pratica? Con questo tipo di analisi, secondo i ricercatori, ogni paziente a seconda dell’identikit genetico della sua malattia, riceverà in futuro le terapie più mirate ed efficaci per lui.

I TRAGUARDI GIÀ RAGGIUNTI – Secondo gli addetti ai lavori siamo circa a metà strada del progetto Cancer genome atlas lanciato nel febbraio 2006 con l’obiettivo di tracciare un censimento dei geni coinvolti in tutti i tumori conosciuti. Grazie ai molti studi condotti in questi anni ora si sa che tutte le cellule cancerose hanno un elemento comune: un danno nel loro patrimonio genetico. E si iniziano a conoscere, dei circa 23mila geni che compongono il genoma umano, quali sono coinvolti nelle diverse forme di cancro (fra gli altri, Brca1 e Brca2 per i tumori del seno e dell’ovaio, Ras per il tumori di pancreas e colon, Pml-rar per la leucemia acuta, Bcr-abl per la leucemia mieloide cronica, del recettore Egfr per il polmone). In questi casi, ad esempio, test del Dna appositamente studiati dai ricercatori permettono di capire se una persona ha più probabilità di sviluppare un tumore. E, in tal caso, si può giocare d’anticipo contro la malattia, facendo controlli specifici per la diagnosi precoce e seguendo strategie preventive ormai consolidate. L’obiettivo finale di migliaia di scienziati al lavoro in tutto il mondo, in conclusione, è lo stesso: quello di poter individuare per ogni paziente i difetti genetici che hanno portato alla sua patologia, per dargli cure su misura. O poter misurare il rischio individuale di malattie, per poter giocare d’anticipo contro l’ereditarietà e con la prevenzione personalizzata.

Fondazione Veronesi

Corriere.it

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